Archivio per il Tag »immigrazione«
→ ottobre 21, 2016
Nel 2015, in tutto il mondo, 60 milioni di persone hanno abbandonato la propria casa contro la propria volontà: significa uno ogni 122 abitanti del pianeta. Dall’altro lato, cioè nei Paesi verso cui si dirige, questo flusso migratorio viene a incidere sul potere di decidere a chi viene consentito di vivere all’interno dei propri confini, elemento fondante della sovranità statale ancor più per l’Europa degli Stati nazione. È necessario dotarsi di strumenti per comprendere le “Conseguenze economiche e politiche della migrazione dei rifugiati”, come recita il titolo della lezione tenuta la scorsa settimana alla Bocconi da Christian Dustmann per la Fondazione Rodolfo Debenedetti.
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→ ottobre 12, 2016
Questa volta scende direttamente in campo l’Europa per smascherare le balle pre referendum del bugiardissimo. Il premier ha accusato l’Ue di immobilismo sul problema dei migranti e il direttore della Guardia costiera e di Frontiera della Ue (una sorta di Frontex ma con maggiori poteri) ha immediatamente replicato ricordando che “le risorse economiche per gestire i rimpatri non mancano”. Dunque i clandestini potrebbero essere immediatamente espulsi e riaccompagnati a casa loro, scoraggiando altre partenze ed altre morti. E viene ricordato che lo scorso anno, su 154mila arrivi “ufficiali” (chi è arrivato senza farsi intercettare non rientra nei numeri) solo 30mila hanno ottenuto la protezione internazionale. E gli altri? Ne sono stati rimpatriati ben 3.688, poco più del 2%. Perché? Per le decisioni nazionali, ricordano alla Guardia Costiera. E quali siano le scelte italiane è stato ben chiarito da Franco Debenedetti nel corso della trasmissione La Gabbia di Paragone. Di fronte all’indignazione generale per le retribuzioni da fame concesse da Foodora ai ciclisti che trasportano il cibo a domicilio, Debenedetti si è indispettito, infastidito, ha strillato. Non si tratta di nuovo schiavismo, secondo lui.
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→ settembre 8, 2015
Al direttore.
Perché mai la posizione di Angela Merkel sulla Siria dovrebbe essere una “conversione” rispetto quella che aveva avuto sulla Grecia, metafora di un cambio sia di rotta su una “strada lastricata di buone intenzioni” sia, Dio ne scampi, di confessione religiosa, proprio non lo capisco. Se a dirlo sono quelli che, se neghi gli eurobond sei un sadico strangolatore dell’Europa del sud, e se hai il bilancio in pareggio hai tendenze naziste, non ci sarebbe da spenderci tempo: ma nell’articolo di Giuliano Ferrara quella parolina mi ha colpito. Che sia per contrasto con la soddisfazione di vedere (ancora una volta) tanto autorevolmente espressa la necessità di intervenire là dove divampano gli incendi che fanno fuggire la gente, come avevo azzardato sul Foglio fin dall’inizio di maggio? Neppure a Franco Venturini possono essere attribuiti pregiudiziali antitedesche, ma è esplicito: “Berlino”, scrive, sul Corriere di venerdì, “riconquista la sua credibilità morale messa a dura prova dalla linea intransigente nei confronti del dramma socio-finanziario greco”.
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→ gennaio 15, 2010
Due mondi contro – Quello reale (arance e braccia) e quello di quantità truccate e assistenze rubate.
Non c’è nulla di reale a Rosarno: questa è la sensazione che resta in mente dopo aver letto pagine e pagine di reportage, analisi e commenti. Non sono reali gli incentivi europei né i quantitativi denunciati; non i sussidi di disoccupazione né le pensioni di invalidità. Non sono reali le fabbriche costruite e abbandonate, non l’ospedale edificato e mai aperto. Nell’anfiteatro finto greco nessuna voce supererà il rumore del traffico, il Palazzetto dello Sport è troppo piccolo per contenere il campo da gioco.
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→ novembre 1, 1998
Il cortile di palazzo Paesana di Torino è il protagonista di un breve episodio di “Così ridevano”, il film di Gianni Amelio premiato con il Leone d’Oro a Venezia. Un pugliese appena sceso dal treno del Sud vaga per la città alla ricerca dei parenti, la moglie un passo indietro, un figlio per mano e uno in braccio: «qui deve abitare il padrone di Torino, esclama ingenuo ed estatico. Nel bel palazzo di Gian Giacomo Plantery giunge per caso, le indicazioni per orientarsi nella città sono indecifrabili. Il cortile è vuoto, Torino si offre passivamente, ha sistemato la sua storia sotto un lindo restauro: ma nel palazzo non abita nessuno.
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→ novembre 30, 1995
Picchiato dal lavavetri al semaforo: non aveva mille lire in tasca.
Una storia come tante, due colonne in cronaca, presto dimenticata; neppure delle più gravi, e mi scuserà il sig. Calarco che a momenti aveva il setto nasale fratturato.
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