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→  novembre 19, 2010


Non ci sono più le mezze stagioni, signora mia, e neppure la Bbc è più quella di una volta. A riconoscerlo è stato il Financial Times: compensi eccessivi – il direttore generale prende 800mila sterline l’anno, il doppio del suo predecessore – iniziative ambiziose, incidenti gestiti con goffaggine, ne hanno leso l’immagine.
La fondazione istituita dal governo Brown in rappresentanza dei consumatori è diventata l’arena degli scontri tra presidente e direttore generale. Il nuovo governo ha tagliato del 16% le risorse bloccandole per sei anni. Non è certo solo l’editorialista del Ft a chiedersi se, invece di inseguire l’audience con programmi popolari, la Bbc non dovrebbe essere ricondotta alla sua missione primaria, «trasmettere programmi di qualità».

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→  novembre 17, 2010


di Marco Mele

Tempi stretti per l’asta ma restano da liberare i canali occupati dalle tv locali

Le frequenze, all’improvviso. Lo Stato italiano, dopo aver lasciato per decenni l’etere televisivo – risorsa pubblica e scarsa – all’utilizzo dei privati, ora ne mette una parte in gara tra le compagnie telefoniche. Più che l’amor – per le tv, soprattutto in tempo di elezioni – potè il digiuno (di risorse). Tempi rapidi: secondo l’emendamento del Governo alla legge Finanziaria in discussione alla Camera, entro settembre 2011 gli introiti della gara dovranno entrare in bilancio.

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→  novembre 4, 2010


Quando una formula di governo si inaridisce, di solito all’opposizione spunta un’alternativa. Qui invece, saltano gli schemi senza che ne appaia una. L’incapacità di proporla, nella maggioranza è palese, nell’opposizione si nasconde dietro la richiesta di un governo di transizione che la propizi. Quando la crisi esploderà, l’esito dipenderà dalle scelte di coloro che la crisi ha lasciato orfani: quelli del berlusconismo e quelli dell’antiberlusconismo.

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→  ottobre 27, 2010


A «Che tempo che fa» ha vinto Marchionne: ma a tavolino. Marchionne parlava ai clienti italiani a cui deve vendere le sue macchine, agli operai che devono farle; parlava, in senso lato, all’opinione pubblica, il cui orientamento è decisivo quando si tratta di beni di consumo durevole; parlava ai cittadini del paese dove la Fiat ha la sua maggiore quota di mercato. Del risultato sul “campo” si può discutere. Quando la concorrenza spiana le differenze di prestazioni tra i modelli, le scelte dipendono da imponderabili elementi di gusto e di simpatia, ma alla fine è poi tra vetture “in carne ed ossa” che si decide; ma la domanda sui modelli che Marchionne intende produrre non ha avuto una risposta chiara e conclusiva.

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→  ottobre 26, 2010


dalla redazione di Roma

Quanta fame “di banda” hanno gli operatori italiani? È la principale incognita dalla quale dipendono le sorti della nuova asta. Fare paragoni con la Germania, che ha incassato 4,2 miliardi, rischia di essere fuorviante. L’Italia ha quattro operatori di telefonia mobile puri, che utilizzano cioè un’infrastruttura proprietaria.

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→  ottobre 26, 2010


di Carmine Fotina

Per il dividendo digitale l’Italia pensa a un’asta sul modello tedesco. All’Authority per le comunicazioni stringono i tempi in vista della consultazione pubblica che dovrebbe essere pronta entro l’anno: si va verso una gara unica, con un pacchetto misto di frequenze destinato alla telefonia mobile (800, 1.800 e 2.500 megahertz) come già avvenuto in Germania.

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