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→  giugno 24, 2011


Intervista di Monica D’Ascenzo a Giorgio Benvenuto

«Il dibattito sull’incremento delle deleghe è diventato ormai ideologico ed emotivo e non posso afferrarne la drammaticità. Ritengo che dovendo affrontare il nodo ben più grande di un aumento di capitale importante non ci si debba chiudere in un fortino». Giorgio Benvenuto, ex segretario Uil e oggi membro del cda di Bpm, trova fuori luogo la spaccatura tra le diverse anime dell’azionariato della banca in un momento in cui sarebbe necessaria l’unità per affrontare cambiamenti importanti in linea con i rilievi dell’ispezione di Banca d’Italia.

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→  giugno 22, 2011


Hanno aderito all’appello:
Giorgio Barba Navaretti, Pierpaolo Benigno, Valerio Castronovo, Franco Debenedetti, Carlo Dell’Aringa, Alessandro De Nicola, Gian Maria Gros Pietro, Luigi Guiso, Andrea Ichino, Alessandro Leipold, Stefano Manzocchi, Michel Martone, Donato Masciandaro, Roberto Perotti, Guido Rossi, Michele Tiraboschi, Giacomo Vaciago, Luigi Zingales.

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→  giugno 14, 2011


Il quorum c’è stato, l’astensione non è bastata, i referendum sono passati. Ma con i numeri sono venute alla luce del sole le mistificazioni: ora le cose non saranno più facili, ma almeno sono più chiare.

Si parla di referendum, ma si intendono quelli sull’acqua. Infatti il risultato di quello sul legittimo impedimento era sostanzialmente indifferente perfino all’unico interessato. Quello sul nucleare per diversi anni non cambia nulla sul piano pratico (chi avrebbe comunque osato proporci di impiantare centrali che non abbiamo quando Angela Merkel decide di spegnere quelle che ha?): l’unica cosa che potevamo fare era un po’ di ricerca, e questa ce la precludiamo. Già importiamo tecnologia del solare e dell’eolico, vorrà dire che, quando ci si accorgerà che dell’atomo non si può fare a meno, importeremo anche quella del nucleare.

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→  giugno 10, 2011


Chissà perché non votare ai referendum sarebbe poco leale, una cosa al limite del lecito, magari da fare, certo da non dire. La soglia del 50% più un voto non è come l’asticella del salto in alto, messa lì per essere superata.

Se è la legge a stabilire una soglia, le conseguenze di starci sopra o sotto sono entrambe previste ed entrambe legittime: buoni cittadini sono gli elettori che votano tanto quanto quelli che non votano. Far mancare il numero legale è pratica corrente in assemblee societarie e in sedute parlamentari. Al Senato, non partecipare al voto ha un significato, è il modo per manifestare che ci si vuole astenere: è solo la conseguenza della regola per cui un provvedimento diventa legge dello Stato solo se ha la maggioranza dei voti a favore.

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→  giugno 1, 2011


Come pochi giorni fa l’applauso scrosciante di Confindustria, anche quello che ieri all’assemblea di Banca d’Italia ha accolto le ultime “considerazioni finali” di Mario Draghi, esprimeva, oltre agli auguri, la soddisfazione e l’orgoglio per la sua nomina al vertice della BCE.

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→  maggio 26, 2011


L’agenzia Moody’s ha messo sotto osservazione 14 banche inglesi, possibile preludio a un abbassamento del loro rating; Standard and Poors ha abbassato l’outlook di quattro grandi banche italiane. Due notizie parallele che poggiano su dati di fatto per certi versi opposti.

In Inghilterra molte banche sono state salvate dall’intervento diretto dello Stato, che le ha sostanzialmente nazionalizzate; e quindi oggi a preoccupare Moody’s è l’esistenza di un margine politico a favore di un eventuale ulteriore contributo pubblico al sistema bancario, nonché la flessibilità finanziaria del Governo britannico nell’accollarsi nuovi passivi

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