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→  marzo 23, 2012


A contare, nel “vecchio” articolo 18, non sono stati gli effetti visibili; a contare sono stati quelli che non si sono potuti vedere. Se si guarda alle poche migliaia di licenziamenti individuali e alle poche centinaia di reintegrazioni ordinate dal giudice, alla relativa facilità con cui si sono fatte “ristrutturazioni” industriali e messi lavoratori “in mobilità” si può anche dire che in fondo è costato poco. Se si considerano le opportunità precluse a lavoratori e imprenditori, i costi dell’opporre la rigidità alla variabilità dei cicli economici e tecnologici, è costato tantissimo. Fa un certo effetto parlarne al passato.

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→  marzo 3, 2012


Per migliorare il rating non servono vincoli ma più concorrenza

L’ignoranza dei regolatori, ben più dell’azzardo morale del too big to fail, delle formule di remunerazione dei grandi banchieri, delle politiche permissive della Fed, è stata il fattore decisivo della crisi del subprime: ignoranza dei regolatori finanziari, che usarono i rating come determinanti dei requisiti di capitale delle banche; ignoranza dei regolatori contabili, che obbligando ad applicare il principio del mark to market, fecero precipitare la crisi finanziaria in una tremenda recessione.

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→  febbraio 21, 2012


Leggere l’articolo 18 ad Atene, si potrebbe dire parafrasando il titolo del noto best seller di Azar Nafisi. Fa riflettere anche noi la città che brucia, i disordini per le riduzioni di stipendio ai dipendenti pubblici, per i licenziamenti massicci del settore privato, per le privatizzazioni fatte con l’acqua alla gola; il tutto mentre il Pil è in calo del 6% nel 2011 e peggio si prevede per l’anno in corso, dopo una ristrutturazione del debito pubblico che dovrebbe far passare il debito, tra dieci anni, dal 160% al 120% sul Pil. Fa riflettere, e non solo perché quel numero, uguale al nostro 120%, ci suona inquietante e suscita fastidiosi pensieri.

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→  febbraio 5, 2012


Vera concorrenza se calano le proprietà pubbliche.

Ci sono due Europe: c’è l’Europa a 27, quella del mercato unico, e l’Europa a 17, quella dell’euro. La moneta unica, invocata quale mezzo necessario per completare l’unione economica, è diventata, una volta introdotta, strumento per rendere imprescindibile l’unione politica. Per gli europeisti convinti, un’Europa ridotta solo ad area di libero scambio sarebbe la svendita di un ideale: ma si deve constatare che mentre l’Europa dell’unione economica vede gli aderenti, stati e cittadini, sostanzialmente soddisfatti, l’Europa dell’unione politica è attraversata da fratture profonde. La proprietà pubblica di attività economiche erige barriere tra stati, tiene in vita vestigia nazionalistiche: eliminarle è l’aiuto che l’Europa dei 27 puo’ dare a quella dei 17.

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→  gennaio 31, 2012


E’ tanto tempo che se ne parla che qualcuno è arrivato a dubitare perfino che esista il valore legale del titolo di studio. Due consigli dei ministri non sono stati capaci di decidere: ci si affiderà quindi a una “consultazione pubblica su internet”. Una procedura certo innovativa, che ricorda il deliberative polling che suscitò un fugace interesse qualche anno fa. Ma soprattutto un precedente non bello, in vista dei tanti scogli disseminati sulla rotta del Governo. Vedremo.

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→  gennaio 24, 2012


Le liberalizzazioni servono a crescere se smontano le inefficienze

“Liberalizzare non è privatizzare”: solo un inciso del Presidente Monti nella sua articolata presentazione del decreto liberalizzazioni, ma rivelatore, e utile per ragionare sul senso complessivo dell’azione di governo, del risanamento dei conti pubblici e della crescita, di Salva Italia e delle liberalizzazioni.

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