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→  giugno 22, 2012


Negli anni 80 si discusse a lungo come insegnare l’informatica nelle scuole: chi sosteneva che era una nuova “materia”, da insegnare in aule appositamente attrezzate; chi invece uno strumento che le altre “materie” dovevano usare e fare usare, ciascuna nel modo a sé più acconcio. Mi sono ricordato di quelle discussioni – allora ero in Olivetti – leggendo che il decreto sviluppo prevede la creazione dell’Agenzia per l’Italia digitale, così dotandosi di un “national champion” digitale, come vuole il commissario Kroes, e pure risparmiando con la fusione di due o tre enti preesistenti.
Nel caso della scuola, trent’anni dopo, troviamo social network alle elementari, Wikipedia come bignami alle medie, motori di ricerca al liceo per trovare Cicerone tradotto, e Skype per tutti: i ragazzi hanno risolto il dilemma adottando spontaneamente strumenti sofisticati che interessavano loro.

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→  maggio 24, 2012


Si sente parlare di piano per la crescita e si pensa a fiumi di soldi. Chi soffre sotto il peso della crisi chiede ai politici di fare qualcosa; questi vorrebbero annunciare qualcosa di concreto e rapido, tanti soldi in poco tempo. Così nasce la grande mistificazione.

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→  maggio 23, 2012


di Guido Tabellini

What has to be done to prevent the Greek crisis from sweeping aside the single currency? This will be the key question in today’s informal meeting of heads of state and government in Brussels. The summit will allow for progress only if it takes note of two aspects of the current economic reality.

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→  maggio 3, 2012


Si aspettavano i tagli, è arrivata una commissione: sarà lo strumento eccezionale per risolvere, o la proverbiale scappatoia per insabbiare? Vedremo i tagli della spending review, o si ritornerà ai tagli lineari? «Un ministro non può entrare nella gestione di un altro ministero»: così li giustifica Giulio Tremonti sul Corriere della Sera.

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→  aprile 26, 2012


Perché la politica attira tanti ladri? È la domanda, rozza al limite del populismo, che vien da porsi di fronte al quotidiano stillicidio degli scandali. Non era la domanda che si faceva per Tangentopoli, o almeno non era la principale: allora ci si rendeva conto di vivere una vicenda storica, lo sgretolarsi di un sistema politico tetragono al cambiamento, che per mezzo secolo era sopravvissuto succedendo a se stesso. Anche allora non mancavano scene grottesche, documenti recuperati nel water, soldi nascosti nei puffi di casa: ma il clima era quello di una tragedia, la crisi era della politica. Anche la storia di questi scandali ha già avuto le sue tragedie umane, ma nel complesso appare una pochade di terz’ordine: la crisi è dei partiti e dei loro uomini.

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→  aprile 13, 2012


«E alla fine nessuno ne restò». Quando Piero Giarda ha annunciato che non ci sarà nessun tesoretto a cui attingere per ridurre le tasse, solo sistema sicuro per promuovere la crescita, mi è venuta in mente la filastrocca dei “Dieci piccoli indiani”. Ma come, mi son detto, noi guardavamo alla spending review come all’ultimo indiano della compagnia, e ora il ministro ci viene a dire che anche quello «in un bosco se ne andò, a un pino s’impiccò, e nessuno ne restò»?

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