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→  gennaio 22, 2014


di Raffaele Bonanni

Caro Direttore,
solo alcuni organi di informazione (tra cui Il Sole 24 Ore) hanno saputo valorizzare la svolta storica rappresentata dall’accordo sulla rappresentanza tra le tre maggiori Confederazioni sindacali e Confindustria. Una straordinaria “riforma istituzionale” che sana un ‘vulnus’ sulla certificazione della rappresentatività sindacale che esisteva fin dal varo della Costituzione repubblicana.

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→  gennaio 17, 2014


Le Poste sono il pezzo forte delle nuove “privatizzazioni” annunciate dal Governo. Privatizzazioni tra virgolette, dato che una vendita del 40% equivale all’emissione di obbligazioni perpetue a rendimento variabile, che però non rientrano nel debito pubblico come definito da Eurostat. La vendita totale non è prevista neppure come ipotesi: è quindi dichiarata la volontà del Tesoro di continuare a detenere il controllo.

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→  gennaio 7, 2014


di Franco Debenedetti e Luca Enriques

Che rapporto c’è tra Opa e sviluppo? Che relazione c’è tra soglia dell’Opa obbligatoria ed efficienza? Attira più gli investimenti una soglia alta o una bassa? Adesso che la proposta di modifica della soglia che fa scattare l’Opa obbligatoria non è stata approvata, è possibile riportare la discussione là dove avrebbe dovuto essere fin dall’inizio: il rapporto tra l’Opa e le sue regole e lo sviluppo delle attività produttive.

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→  dicembre 29, 2013

Botta e risposta tra Massimo Mucchetti e Franco Debenedetti sul tema dell’OPA

Caro direttore, Franco Debenedetti insiste a prendersela con il sottoscritto erigendolo a promotore unico della riforma dell’Opa obbligatoria e si compiace che la proposta sia stata respinta. Rattrista doverlo correggere, ma si deve: a beneficio dei lettori. La riforma non è mai stata votata, dunque non può essere stata respinta. Era stata accantonata in un primo tempo perché il governo aveva preso l’impegno di provvedere in tempi brevissimi e poi è stata dichiarata non ammissibile per estraneità di materia quando, di fronte all’inerzia, e dunque alla mancanza di parola del governo, la riforma è stata riproposta sotto forma di emendamento al decreto enti locali: quel capolavoro di decreto che ha fatto la fine che sappiamo.

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→  dicembre 24, 2013


Una delle ragioni della bassa crescita, italiana ed europea, è che troppi lavoratori sono impiegati e troppi capitali investiti nei settori diventati meno dinamici dell’economia. E’ il tema di uno dei dossier preparati per il semestre europeo a presidenza italiana, per essere proposti a Enrico Letta. Spostare capitali e persone in settori trainanti richiede cambiamenti radicali: può non bastare il cambiamento del management, servono culture diverse, può essere necessario l’innesto di outsider, fino al trasferimento del controllo.

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→  dicembre 22, 2013


Recensione a
La fin du rêve Européen
François Heisbourg
ediz. Stock, pagg. 194


Non vuole essere confuso con gli eurofobi di destra e di sinistra. Ha votato sì a tutti i referendum europei. È federalista convinto. François Heisbourg, presidente dell’International Institute for Strategic Studies di Ginevra, lo dice chiaro: Fin du rêve Européen, titolo del suo ultimo libro, non è un auspicio, è una constatazione.

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