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→  luglio 26, 2022


La finanza deve dedicare ogni sforzo alla lotta contro il cambiamento climatico? Ci sono considerevoli ragioni per dubitarne

Il comitato per salvare il pianeta”, lo ha chiamato l’Economist, e ne ha scritto diffusamente Marco Bardazzi sul Foglio del 25 Giugno (“Chi ha paura del capitalismo verde”): ne fanno parte Mark Carney, Jamie Dimon e Larry Fink che dichiarano di voler usare il loro potere per ottenere che “imprese e finanza dedichino ogni sforzo alla lotta contro il cambiamento climatico”. E di potere ne hanno: Cherney è l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Jamie Dimon è l’amministratore delegato della JPMorgan Chease, e Larry Fink di Blackrock, il più grande fondo di investimento del mondo. Vogliono che “imprese e finanza dedichino ogni sforzo alla lotta al cambiamento climatico”. Ma sono convinti che questo non si possa fare senza “ripensare il capitalismo, fare della sostenibilità il cuore del business”.

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→  giugno 10, 2022


L’Ucraina è solo un ostaggio: l’ossessione del Cremlino è per la minaccia dell’occidente

Quando Svezia e Finlandia hanno dichiarato la loro volontà di aderire alla Nato, la Russia non ha protestato né posto veti, né d’altra parte avrebbe potuto farlo. Ha posto solo una condizione, che non venissero depositate testate atomiche in prossimità della lunghissima linea di confine con la Finlandia. Essendo escluso che gli americani, insieme alla bomba, forniscano anche il codice per attivarla, quale minor vantaggio avrebbe la Nato e quale minor rischio correrebbe la Russia se le testate fossero posizionate un centinaio di chilometri più a ovest? Più distante vuol dire più tempo per raggiungere il bersaglio, quindi maggiore possibilità di intercettare il vettore, e di abbatterlo in volo. Ma con i missili supersonici, che i russi vantano e gli americani o già hanno o presto avranno, il maggior tempo che impiegherebbe un missile che partisse cento chilometri più lontano sarebbe di pochi secondi: non ridurrebbe in modo significativo la capacità offensiva della Nato né quella difensiva della Russia.

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→  maggio 20, 2022


Il successo industriale è prevedibile? Che cosa ha fatto sì che a Silicon Valley si sviluppasse il primo centro mondiale di innovazione tecnologica? Perché alcuni prodotti hanno successo e altri no? Esiste qualcosa che renda meno aleatorio individuare le scelte che decretano il successo? È l’interaction design, un campo interdisciplinare di ricerca per comprendere come la tecnologia interagisce con i processi cognitivi e con le preferenze individuali. L’idea di creare in Italia un centro di ricerca e a realizzarlo è stata di Barbara Ghella, mancata pochi giorni fa.

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→  aprile 28, 2022


Al direttore.

Bucha resterà il fatto più emblematico della Guerra di Ucraina. Non per le efferatezze delle truppe russe, non per i cadaveri lasciati per strada, le mani legate dietro la schiena, non per la precisione con cui è stata documentata: ma per la sfacciata negazione della verità, per cui si tratterebbe di una messa in scena, un “set cinematografico” montato dalla propaganda ucraina. Putin aveva creduto che a riscrivere la storia bastasse onorare con la medaglia al valore gli “eroi” di quella carneficina: dovrà trasformarla in un premio allo sceneggiatore.

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→  aprile 21, 2022


La parola genocidio è ritornata più volte recentemente, da Zelensky alla Knesset come momento fondativo di quella nazione, da Biden come accusa, dalla CPI come possibile reato. Ma “genocidio” non è il superlativo di omicidio di massa, la sua unicità è oggettiva, non solo funzionale a isolare la mostruosità della Shoah. A illustrarlo serve un episodio accaduto durante la Seconda guerra mondiale in Ucraina e descritto da Jonathan Littell ne “Les bienveillantes”.

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→  aprile 15, 2022


La proposta di istituire un “tribunale speciale per Putin” (il Foglio del 21 marzo) aveva suscitato critiche opposte: per alcuni perché giudicata irrealizzabile, per altri perché considerata inutile. Irrealizzabile perché non si sarebbe mai trovato l’accordo tra Stati Uniti e Russia necessario per istituirlo. Inutile perché già esiste all’Aia la Corte penale internazionale (Cpi), istituita a Roma nel luglio 1998, con competenza sui crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.

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