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→  ottobre 20, 2010


di Luigi Zanda

Domanda del senatore pd: il federalismo demaniale verso cui andiamo è compatibile con l’alienazione del patrimonio statale?

Al direttore.

Sul Foglio di lunedì lei affronta il problema dei problemi, quello del nostro mostruoso debito pubblico. Non scioglie però il nodo del rapporto tra debito pubblico e federalismo. E cioè se il debito pubblico di uno stato che si trasforma da unitario in federale non debba essere imputato, almeno in parte, alle regioni che hanno concorso a formarlo. Cosa deve fare un paese con un debito spaventoso, pari al 118 per cento del pil, per ridurlo consistentemente e, nel contempo, finanziare una spesa qualificata (precondizione di ogni politica di crescita) e aiutare la circolazione di capitali privati agganciandoli “a una strategia della ripresa”?

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→  ottobre 20, 2010


di Carlo Stagnaro

Tra beni immobiliari e società controllate, gran parte del patrimonio pubblico è di regioni e comuni. Tremonti li incalzi

Il programma con cui il Pdl ha vinto le elezioni prevede la “liberalizzazione dei servizi privati e pubblici” e la “liquidazione delle società pubbliche non essenziali”. Le due cose vanno assieme, o non vanno: la privatizzazione di un monopolio è il mero trasferimento di una rendita, la liberalizzazione in presenza di colossi pubblici è fatalmente monca. In più, la cessione di beni mobiliari e immobiliari può sia fornire risorse al governo, sia rivitalizzare il mercato. Ma quali sono gli asset alienabili?

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→  ottobre 18, 2010



Vendere, vendere, vendere. Ma vendere allegramente, orgogliosamente, per finanziare cultura, sapere, ricerca, crescita. Per ridurre il debito pubblico, che è largamente inferiore al valore del patrimonio immobiliare dello stato italiano. Vendere per allargare il settore privato e ridimensionare l’abnorme spazio del pubblico. Uno spazio che sa del secolo scorso e di quello che lo precede, un anacronismo, uno spreco inutile nella forma dell’immobilizzo. Vendere e liberalizzare, autorizzare, creare condizioni di business, far circolare i capitali privati (che sono ingenti e paralizzati dalla paura), agganciarli a una strategia della ripresa. Qualche caserma dismessa in meno, qualche grattacielo in più.

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→  ottobre 15, 2010


Lettera al Direttore.

Ho fatto un sogno: lo stop alla riforma dell’università non era per mancanza di soldi ma per eccesso di assunzioni; e le frequenze da cui Bersani vuol ricavare i mezzi per finanziarla non erano quelle del digitale ma delle presenze.

→  ottobre 6, 2010


di Giuliano Ferrara.

I consigli al governo in una ricerca di prossima pubblicazione del capo economista di Bankitalia: non solo modello tedesco

Una politica industriale serve, purché non ricalchi quella discrezionale e dirigista degli anni Settanta, e si ispiri al modello tedesco non solo nelle relazioni sindacali ma anche come proiezione del sistema paese. Sono le indicazioni contenute in un paper in corso di limatura scritto anche dal capo dell’area ricerca economica della Banca d’Italia, Salvatore Rossi.

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→  ottobre 5, 2010


Lettera al direttore

Versione da Franzen (a proposito di “sinistra carina”): “C’era sempre stato qualcosa di non completamente giusto nei Berglund” si dicevano i loro vicini. Sono “il tipo di quei super-colpevoli di sinistra che hanno bisogno di perdonare tutti in modo che possa essere perdonata la loro buona fortuna, quelli a cui manca il coraggio del loro privilegio”.

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