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Archivio per il Tag »Il Foglio«

→  marzo 27, 2025


Al Direttore.

Grazie a Dario Franceschini: non se ne poteva più. De Benedetti o Debenedetti, con le varianti del minuscolo maiuscolo. E sempre a chiedere, a precisare, a correggere… Peccato che il nome da signorina che ha poi sposato Benaja non siamo riusciti a trovarlo. Era nato nel 1540, morto nel 1607, scappati, probabilmente entrambi da Isabella la Cattolica. Attraverso la Francia fino a Cherasco.

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→  gennaio 24, 2025


Al direttore.
L’11 gennaio, Stefano Cingolani ha scritto: “Non solo Musk. Anche Zuckerberg e Bezos si inginocchiano a Trump. Il nuovo corso del capitalismo americano. L’andazzo di questi ultimi tempi conduce dritti dritti al crony capitalism, il capitalismo clientelare. In Italia lo conosciamo bene. Per molti versi quello che sta accadendo a Musk e alla sua cricca ricorda la metamorfosi dei Condottieri, protagonisti dell’ultima fiammata del capitalismo italiano negli anni 80 che poi sono passati dalla concorrenza alla concessione governativa, dal mercato allo stato, dai maglioncini alle autostrade: Benetton, Berlusconi, De Benedetti”.

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→  gennaio 14, 2025


Al direttore.
Avvicinandosi la fine della guerra, Thomas Mann, nel “Doctor Faustus”, scriveva: “Tutto muove e precipita verso la fine, il mondo sta sotto il segno della fine, almeno per noi tedeschi la cui storia millenaria, smentita, portata ad absurdum, sciaguratamente fallita e resa manifestamente erronea dal suo esito, termina nel nulla, nella disperazione, in una bancarotta senza precedenti, in una discesa all’inferno circondata da una ridda di fiamme assordanti. La spessa parete di quella camera delle torture in cui un potere indegno ha trasformato la Germania è crollata e la nostra vergogna è svelata agli occhi del mondo. E’ forse pura ipocondria dire a se stessi che ogni aspetto del carattere tedesco, anche la cultura tedesca, il pensiero tedesco e la parola tedesca sono stati colpiti e messi profondamente in discussione da questa infamante messa a nudo? Siano maledetti, maledetti quei portatori di distruzione che hanno iscritto alla scuola del male una specie umana in origine onesta, piena di senso della giustizia, solo un po’ troppo studiosa. Un po’ troppo incline a vivere di teorie! Ci furono anni in cui noi, figli del carcere, sognammo un anno di giubilo – il Fidelio, la Nona Sinfonia – per festeggiare il giorno della liberazione della Germania, della sua liberazione da se stessa. Adesso solo `l’Apocalypsis cum Figuris’ il frutto del patto diabolico di Adrian Leverkühn può esserci utile, solo quest’opera può sgorgarci come un canto dell’anima, il lamento del figlio dell’inferno, il più spaventoso lamento dell’uomo e di Dio che mai sia stato intonato su questa terra, un lamento che muove dall’individuo e si dispiega sempre più fino ad abbracciare per così dire l’intero cosmo”.

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→  gennaio 10, 2025


Al direttore.
Dal 1870 il Papa è infallibile. Lo era anche nell’897, quando Stefano VI ordinò di riesumare il corpo del suo predecessore, Papa Formoso, morto da alcuni mesi. Il cadavere di Formoso fu rivestito dei paramenti papali, posto su un trono e sottoposto a un processo in cui Formoso fu accusato di usurpazione del pontificato; al termine il cadavere fu dichiarato colpevole, privato delle insegne papali, le sue decisioni furono annullate e il corpo fu gettato nel Tevere. Non c’è bisogno di ricorrere a tanto macabri precedenti quando si sentono provenire dal soglio di Pietro affermazioni e giudizi sulle attuali vicende di Israele che anche cattolici giudicano aberranti e non condivisibili. Bisogna ricordare che l’infallibilità del Pontefice si dà solo in circostanze specifiche: che parli come guida suprema della Chiesa universale (ex cathedra), che l’insegnamento riguardi la fede o la morale, che sia espresso con l’intento di vincolare tutta la Chiesa. Ma esiste lo scandalo, e questo turba non solo il popolo dei credenti: nel 2024 come nell’897.

→  settembre 10, 2024


Al direttore.
“Bravo signor padrone, / ora incomincio a veder schietto tutto il vostro progetto, / A Cernobbio, è vero? / Voi ministro, io corriero / e la Rosaria segreta ambasciatrice, / Non sarà, non sarà, Dago il dice” (Da Ponte, “Le Nozze di Figaro”).

→  giugno 15, 2024


Al direttore.

“Vare, Vare redde mihi legiones”, ripeteva piangendo Cesare Augusto, disperato per la sconfitta subita da Publio Quintilio Varo a opera dei germani, in cui i romani perdettero il 10 per cento delle loro forze militari. Sono poco meno dell’8 per cento coloro che credettero in Renzi e Calenda, e ora piangono i loro voti perduti. Varo fu ucciso nella battaglia di Teutoburgo, i nostri condottieri potranno meditare sui loro errori. E porvi riparo. Un caro saluto.

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