Archivio per il Tag »giorgia meloni«
→ aprile 24, 2024
La necessità di adottare dispositivi idonei a tutelare la stabilità del governo era evidente fin dalla nascita della nostra Costituzione: anche Paesi di antica tradizione parlamentare si sono orientati per rafforzare i poteri del Primo Ministro. L’obbiettivo che si è posto il Governo Meloni è quindi condividibile, e l’occasione è da cogliere. Ragionevole è anche lo strumento caratterizzante della proposta Meloni, l’elezione diretta del Capo del Governo.
I problemi vengono dalla pratica attuazione: legge elettorale, scheda elettorale, nuova distribuzione dei poteri tra parlamento, capo dello Stato, capo del Governo, gestione delle crisi di Governo. Attorno ad essi si esercitano costituzionalisti, fondazioni politiche, think tank: anche L’Istituto Bruno Leoni ha dato il proprio contributo.
→ aprile 20, 2024
La nascita della “costituzione più bella del mondo” fu accompagnata dal celebre ordine del giorno Perassi: la seconda Commissione, recita il testo presentato il 4 settembre 1946, «ritenuto che né il tipo del governo presidenziale, né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l’adozione del sistema parlamentare da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di Governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo». La storia politica e le vicende economiche dimostrano quanto perspicace fosse la preoccupazione di Perassi per una razionalizzazione della forma di governo parlamentare. Un dato per tutti: 68 governi nei 76 anni d vita della Repubblica, con una media di 13 mesi e mezzo ciascuno. «Tuttavia», per ricordare Perassi, di mettere mano alla forma di governo, per rendere gli esecutivi più stabili, se ne parla, come noto, da quasi quaranta anni (e da tre commissioni bicamerali e due referendum).
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→ settembre 7, 2023
“Se i figli non vanno a scuola pene più severe ai genitori”. L’ha detto Giorgia Meloni a Caivano: e Claudio Cerasa ha replicato: ”Dacci oggi il nostro populismo quotidiano”.
Subito accontentato: il Consiglio dei Ministri sta preparando un provvedimento sul contrasto al disagio giovanile, in cui è prevista una pena fino a due anni di reclusione per i genitori che non mandano a scuola i figli.
Son oltre due secoli che si ragiona di delitti e di pene. Quando leggo di omicidi premeditati, perpetrati da chi poi non fa nulla per sfuggire alle proprie responsabilità, mi chiedo quale sentimento riesca a prevalere sulla certezza di passare in carcere quel che resta di vita. Certamente non c’è più nessuno (in Italia) che pensi che questo sentimento non prevarrebbe se il delitto prevedesse la pena di morte.
La relazione tra gravità del delitto compiuto ed entità della pena che esso comporta definisce una società. Ritenere che esista una relazione diretta tra numerosità del delitto e afflizione della pena è una fallacia populista, a cui ricorrono sovente i governi per guadagnarsi un facile ma inefficace consenso. E’ invece utile, e non solo nel caso dei macabri delitti da cui ho preso spunto, approfondire il rapporto tra la forza del sentimento che induce a compiere atti che infrangono la legge e la coscienza delle conseguenze che potrebbero convincerli a non farlo.
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→ agosto 15, 2023
il “ruolo decisivo del governo nella decisione delle scelte strategiche” attribuito al 20% della rete TIM che la Meloni ha acquistato da KKR equivale, secondo me, a “un altro anello alla catena di aziende nazionalizzate dal suo governo”.
Sul tema si è sviluppato un doppio botta e risposta con il Foglio. Alla Meloni, sostiene Cerasa, sarebbe riuscito il gioco di prestigio, far sì che lo Stato non sia sovrano pur avendo il potere di “decidere sullo stato di eccezione” e lo stesso sarebbe successo con Alitalia. E la redazione fa il titolo mettendo un paragone con Draghi, abbastanza fuori luogo e del tutto fuori dal mio testo.
Quello che è certo è che lo scherzetto costerà ai contribuenti più di 2 miliardi di €.
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→ dicembre 2, 2022
Al direttore.
Questa proprio non l’ho capita: perché un esercente dovrebbe potersi rifiutare di accettare un pagamento con Pos se l’importo è inferiore a un dato importo, 30 o 60 euro che sia? Premesso che la moneta elettronica non ha, a differenza di quella emessa dalle banche centrali, corso legale, cioè la caratteristica di non poter essere rifiutata per l’estinzione delle obbligazioni pecuniarie, è il mezzo di pagamento sempre più usato da italiani e ancor più da molti stranieri.
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→ ottobre 21, 2022
Caro Direttore,
se la foto di Mussolini è appesa al muro nella galleria di quelle di chi ha ricoperto la carica di ministro o di presidente del Consiglio, senza alcuna differenza né tanto meno enfasi, non vedo ragione di levarla. Anzi a dire il vero, vedo qualche ragione per lasciarla.
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