→ ottobre 22, 2010
Che cosa hanno in comune le fondazioni bancarie e le frequenze televisive? A entrambe si guarda per reperire risorse per progetti che il bilancio dello stato non riesce a finanziare: al primo posto dell’elenco, accanto alla sempreverde rete a banda larga, si è da poco insediata la riforma Gelmini. Si tratta di risorse effettivamente disponibili? Nel caso della Fondazioni, tre lustri dopo laegge Ciampi Pinza, si dovrebbe sapere che farci entrare progetti di questo genere sarebbe una forzatura di quanto statuti e di legge prescrivono per investimenti dei patrimoni e destinazione dei redditi. Nel caso dei proventi dalla vendita delle frequenze liberate dalla transizione al digitale, varrebbe la pena verificare se quel “un bel pò di miliardi” di cui parla Pier Luigi Bersani (sul Corriere del 14), e Eugenio Scalfari (su Repubblica del 17) precisa essere 3, sono effettivamente disponibili.
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→ novembre 5, 2007
Lettere a Corriere Economia
di Stefano Marchettini
Egregio direttore,
la ringrazio per lo spazio dato alle fondazioni di origine bancaria (fondazioni) sul Corriere Economia di lunedì 22 ottobre. Dal quadro tratteggiato emergono, come è giusto, oltre a valutazioni positive anche aree di possibile miglioramento, nonché interessanti quesiti sull’evoluzione futura del ruolo delle fondazioni; si tratta, in alcuni casi, di questioni a cui le stesse fondazioni cercano risposte.
Rispetto a questo quadro, vorrei però fare alcune precisazioni, in particolare in merito ad affermazioni di Debenedetti. Riguardo all’accusa di autoreferenzialità, ricordo che le fondazioni sottostanno alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che assicura il rispetto della legge e degli statuti, ma hanno piena autonomia statutaria e gestionale; inoltre la loro governance è periodicamente rinnovata in base alle indicazioni dei soggetti rappresentativi dei territori in cui operano. Quanto agli interventi delle fondazioni in Cassa Depositi e Prestiti e nel fondo F2i, essi rientrano appieno nelle loro finalità istituzionali, fra cui c’è la promozione dello sviluppo economico, e quindi la crescita delle infrastrutture:
Riguardo, poi, a presunte inefficienze delle fondazioni, queste sono state confutate dall’Acri oltre un anno fa, ma è opportuno ricordare alcuni dati. Nel 2006 gli oneri di gestione delle 88 fondazioni, al netto dei costi per la gestione del patrimonio, se rapportati alle erogazioni deliberate (1,52 miliardi di €), sono stati pari all’11,9%; il dato scende all’8,6% se si considerano le 18 fondazioni più grandi, il cui patrimonio medio di 2 miliardi di € è comunque pari a meno di un decimo del patrimonio della fondazione Gates. Nel 2006 la fondazione Gates ha effettuato erogazioni per 2,84 milioni di dollari, con spese (program and administrative expenses più parte delle direct charitable expenses) pari al 5,5% circa. Si tratta di differenze spiegabili con la diversa dimensione, fiscalità e struttura di governance (assai leggera pure rispetto ad altre fondazioni americane nel caso della fondazione Gates); conta anche che, mentre le fondazioni hanno vincoli di conservazione del patrimonio, dal 2006 la fondazione Gates è vincolata ad erogare in tempi rapidi l’ingente apporto di Warren Buffett.
Un’ultima notazione: Debenedetti propone un’idea rovesciata della sussidiarietà quando afferma che è mancato un progetto sistemico per far fare un passo indietro allo Stato nell’erogazione di alcuni servizi (al fine di ridurre spese e pressione fiscale). Certamente non è pensabile che le fondazioni, dato il loro ruolo e date le grandezze in gioco, possano, anche solo in parte, sostituirsi al pubblico nei loro settori di intervento, a partire dai due citati nell’intervista (istruzione e sanità).
ARTICOLI CORRELATI
Falso in bilancio, è solo voglia di rivincita
di Franco Debenedetti – Il Corriere della Sera, 31 ottobre 2007
Ritorno al passato (con troppa fretta)
di Alberto Alessandri – Il Sole 24 Ore, 31 ottobre 2007
→ luglio 7, 2004
«E noi cosa faremmo?» mi sono chiesto molte volte in questi anni, discutendo insieme ai colleghi di partito sulle manovre di Tremonti. Non credo sia azzardato ipotizzare, supporre, credere, temere (vasta è la gamma di opinioni di cui dispone il Centrosinistra) che avremmo applicato rigidamente i sacri testi, che avremmo descritto la situazione per quello che era, e che avremmo cercato altre entrate per compensare quelle ridotte dalla congiuntura negativa. In altre parole, che avremmo aumentato le tasse.
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→ febbraio 17, 2004
Falsi nemici. La convention della lista unitaria
Per quale ragione crearsi un nemico inesistente? Certo, quello di venerdì e sabato è stato un successo, un successo non prevedibile quando Michele Salvati, nell’aprile 2003, lanciò l’idea del partito democratico, non garantito neppure a luglio, quando Prodi avviò il processo unitario. Ma non è che di nemici non ne abbiamo già abbastanza: “nemici” fraterni, anche se per ora non ci sono state stecche nel coro; e nemici- nemici, anche se in questo momento un po’ acciaccati.
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→ luglio 16, 1998
Un esame di coscienza e una proposta capace di mandare ai mercati (anche agli imprenditori che Ciampi accusa di neghittosità) un segnale chiaro
Appena ho letto la puntigliosa ed orgoglisa rivendicazione del Ministro Ciampi delle privatizzazioni effettuate, ho fatto un esame di coscienza.
Quando poi ho letto il rimbrotto di Ciampi ai nostri imprenditori, che avrebbero investito troppo poco, mi è parso ci fosse un nesso tra le due cose.
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→ febbraio 6, 1998
Modificare ” la disciplina relativa alle societa’ emittenti con particolare riferimento al collegio sindacale, ai poteri delle minoranze, ai sindacati di voto e ai rapporti di gruppo secondo criteri che rafforzino la tutela del risparmio e degli azionisti di minoranza”.
Cosi’ il testo, ispirato da Renzo Costi, della delega inserita nella legge comunitaria del 96, che viene attuata dal progetto di legge di cui oggi si discute a Torino.
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