→ marzo 28, 2003
Non demonizzare, ma neanche assecondare ciecamente la piazza
Che cosa vogliono quelli che, nell’Europa continentale, marciano per la pace? Oltre alla fine della guerra, che cosa vogliono veramente che succeda? A parte il riflesso pavloviano di alcuni che devono aver partecipato – magari con i calzoni corti – alle manifestazioni dei partigiani della pace, a parte l’anticapitalismo dei no global, la maggior parte dei manifestanti, se gli si pone la domanda, non desidera l’umiliazione dell’America.
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→ marzo 21, 2003
Iraq, guerra e pace
Alla vigilia dell’inizio delle operazioni militari in Irak, dopo mesi di discussioni, dopo centinaia di manifestazioni, il dibattito in Parlamento fotografa un paese dove maggioranza e opposizione, violentemente contrapposte nell’analisi del passato, concordano in modo quasi imbarazzante sulle decisioni da prendere quanto all’uso delle basi militari. Ma entrambe senza un’idea di politica estera.
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→ febbraio 15, 2003
La guerra in Iraq
La sinistra di governo, giudicherebbe “legittima ma sbagliata” una guerra con mandato dell’ONU (Massimo D’Alema); al massimo arriverebbe a “inchinarsi alle decisioni dell’ONU” (Giorgio Napolitano). Il mandato dell’ONU è dunque la linea di difesa che essa oppone al “no senza se e senza ma”, quello del pacifismo dichiarato e quello dell’antiamericanismo sottinteso.
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→ ottobre 4, 2002
Da un lato chiede rigore sui conti, ma dall’altro…
L’annuncio dato dalla Commissione europea che sposterà (rectius: proporrà di spostare) dal 2003 al 2006 la data in cui i paesi dell’euro dovranno azzerare (rectius: portare vicino allo zero) i loro deficit di bilancio, è stata letta come un altro episodio della partita che si gioca tra Consiglio dei Ministri dei paesi europei e Bruxelles. Una partita, secondo alcuni, in cui tecnocrati illuminati, difensori del contenimento delle spese, profeti della virtù dei bilanci in pareggio cercherebbero di contrastare Governi spendaccioni, incapaci di mettere ordine nei propri conti e di resistere all’assalto degli interessi organizzati.
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→ maggio 24, 2002
C’è un equivoco che aleggia, su cosa sia l’Europa e chi vi attenti, nel dibattito che attraversa il continente dopo le elezioni francesi e olandesi. Ciò che accomuna i successi degli “homines novi”, Pim Fortuyn, Le Pen, Haider, Bossi, è lo “straordinario senso di libertà che incarnano a fronte degli elettori”, ha scritto Barbara Spinelli domenica scorsa.
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→ aprile 24, 2002
Dopo Francia e Germania
Dopo il risultato delle elezioni presidenziali in Francia, e di quelle regionali in Germania, la questione sollevata da Furio Colombo nell’editoriale di domenica (Opposizione: professionisti e volontari) assume un significato diverso. In due sensi: perché la dimensione del problema non è più solo quella italiana; e perché dobbiamo chiederci che cosa l’opposizione in Italia possa imparare dalla sconfitta della sinistra in Francia.
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