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→  maggio 30, 2005


di Timothy Garton Ash

Quindici anni dopo il crollo del Muro di Berlino, l’Occidente sta vivendo una grave crisi di identità.

L’Europa, una volta avviato il processo di unificazione politica, ha tentato di definire se stessa in opposizione agli Stati Uniti, che, colpiti al cuore l’11 settembre 2001, tendono sempre più a considerare il Vecchio continente un fastidioso ostacolo alla riaffermazione della loro leadership mondiale. Al punto che le contraddizioni esplose fra gli alleati occidentali dell’America in occasione della seconda guerra del Golfo, e culminate nel rifiuto di Francia e Germania di partecipare al conflitto iracheno, hanno fatto parlare di europeismo come alternativa all’antiamericanismo.

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→  febbraio 28, 2005


di Oscar Giannino

Si vede che c’è un gran lavoro dietro alle quasi trecento pagine dell’ultima fatica di Timoty Garton Ash, il direttore dello European Studies Centre al St. Anthony College dell’Università di Oxford e senior fellow presso la celebre Hoover Institution dell’Università di Stanford. Il suo Free World, America, Europa e il futuro dell’occidente (Mondadori) è l’ideale continuazione post 11 settembre del suo ampio manuale mondiale del post muro, che aveva avuto il torto di uscire in libreria proprio pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers, risultandone immediatamente annullato.

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→  febbraio 18, 2005


Le ragioni portate dal centrosinistra contro la riforma non convincono

Con l’allargamento dell’Europa ad Est, si leggeva giorni fa sul Financial Times, saranno maggioranza i Paesi europei che avranno la flat tax, una sola aliquota impositiva: solo i Paesi che hanno combattuto il comunismo resteranno a difendere il principio marxista della progressività delle imposte. Tutte le sinistre dell’Europa continentale hanno un rapporto problematico con il fisco, e l’Italia non è un’eccezione: lo si è visto con la reazione al taglio delle imposte già effettuato da Berlusconi e a quello che ha annunciato per il 2006. Con ragioni che non convincono.

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→  novembre 10, 2004

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Cosa si cela dietro l’ambigua formula

Per gli “atei devoti”, secondo l’espressione di Nino Andreatta, ribaltata da Giuliano Ferrara, il George W. Bush che ha vinto le elezioni è sia il “born again”, che mobilita il voto dell’America profonda, religiosa e integralista, sia il “commander in chief”, la guida che garantisce al paese sicurezza, e non esita nella lotta contro il terrorismo. La fede del convertito come il fondamento necessario alla fermezza del capo di una nazione in armi.

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→  novembre 4, 2004

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Il trionfo del “nemico”

“Se fossi americano”: potrebbe essere il nome del gioco a cui, molti in Italia, moltissimi in Europa, si sono per mesi appassionati. “…voterei per Kerry”: ne era l’ovvia continuazione. Qualcuno, ed erano parlamentari italiani, e non solo per gioco, vi aveva perfino immaginato un seguito: “…e chiederei a Nader di ritirarsi”.

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→  ottobre 13, 2004


di Luca Savarino

La crisi che attraversa l’Occidente affonda le proprie radici in un dissidio filosofico in grado di scuotere le basi della civiltà liberale. «Che tipo di ordine mondiale vogliamo?”: è questo il punto di partenza dell’ultimo saggio di Robert Kagan, lo scrittore neocon autore di Il diritto di fare la guerra. Il potere americano e la crisi di legittimità (Mondadori), da pochi giorni in libreria. L’America non può ignorare la crisi di legittimità internazionale di cui soffre: a separare l’Europa dagli Stati Uniti non è soltanto una diversa valutazione sull’opportunità della guerra in Iraq, ma la contrapposizione tra due visioni del mondo.

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