→ giugno 5, 2002
Dal supplemento “Energia&Ambiente”
Possiamo essere ragionevolmente soddisfatti di come abbiamo recepito la direttiva europea sul trasporto del gas: possiamo cioè dire che in Italia, la separazione societaria tra attività di trasporto da un lato, e attività di approvvigionamento e distribuzione dall’altro, l’abbiamo fatta.
Merito del ministro Enrico Letta, certamente, ma merito anche del modo in cui i vertici dell’ENI hanno interpretato il mandato da parte dell’azionista, e cioè non solo valorizzare la propria azienda, ma anche favorire la liberalizzazione (a differenza cioè di quanto ha fatto l’Enel di Franco Tatò).
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→ maggio 16, 2002
Sulle nomine dei vertici ENI
La dura battaglia politica per rinnovare i vertici dei due colossi energetici italiani è terminata. I nuovi manager nominati hanno storie professionali, profilo e qualità, che sono state da tutti apprezzate. Nel momento in cui si volta pagina, ci sono aspetti di questa vicenda che meritano riflessione. Io ne individuo tre.
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→ ottobre 25, 2001
Si deve procedere con le privatizzazioni di Eni ed Enel
Portare a termine le due più importanti privatizzazioni, quella di Eni e di Enel, è il compito a cui il Governo deve ora mettere mano con decisione.
Il Governo incontra difficoltà a procedere su molti dei fronti aperti: Alitalia, Finmeccanica, le Poste, la RAI, i residui poteri delle fondazioni bancarie, le resistenze dei Comuni nei servizi pubblici locali. Difficoltà che non si disconoscono, ma che sono un motivo in più per mirare all’obbiettivo grosso, portare cioè a termine due grandi operazioni.
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→ novembre 18, 2000
Una questione importante
Perché dopo quella del gas non mettere sul mercato anche la rete di trasmissione dell’energia elettrica?
La decisione dell’Eni di quotare in Borsa la società che possiede la rete di trasporto ad alta pressione del gas, se non si limiterà alla sola vendita di una quota di minoranza, ma sarà presto seguita dalla perdita del controllo, è sicuramente un fatto positivo. Come tale sarà stata accolta– c’è da immaginare – da parte dell’Autorità di Pippo Ranci, che aveva indicato nella separazione proprietaria un tassello fondamentale per la liberalizzazione del mercato del gas, sentendosi peraltro rispondere che questo non si poteva fare perché avrebbe danneggiato gli azionisti.
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→ febbraio 19, 2000
“Gli interessi degli azionisti a cui il governo ha venduto titoli Eni e gli interessi più generali che si tutelano con la liberalizzazione sono inconciliabili”. Così l’Eni per bocca del suo presidente commenta il decreto legislativo Letta sulla liberalizzazione del gas. Dato – e assolutamente non concesso, come ho avuto modo di argomentare – che ciò sia vero, si aprono due prospettive. Primo: le società pubbliche diventano, all’atto della privatizzazione, esse stesse portatrici di un interesse di ordine superiore, che prevale su quello generale, a perseguire il quale erano state concepite; sono dunque una figura giuridica nuova Oppure: la rappresentanza di interessi superiori a quelli generali viene attribuita a tutte le società per azioni, In tal caso, posto che nella stragrande maggioranza delle società per azioni non vale il voto capitario, e stante la struttura proprietaria delle nostre maggiori società, l’interesse generale si identifica con quello delle grandi famiglie.
→ febbraio 15, 2000
“Dobbiamo navigare tra Scilla e Cariddi, creare competizione sul mercato del gas, ma senza danneggiare l’ENI; l’Italia aprirà il suo mercato interno se ci verranno garantite condizioni di reciprocità dai nostri partner europei.”
Questo il concetto espresso dal Ministro dell’Industria in Senato. E mentre ascoltavo le sue parole pensavo – spero che Enrico Letta non mi giudichi irrispettoso – ai taxi di Roma. Perché è chiaro che il cittadino si avvantaggerebbe se il comune liberalizzasse concessioni orari e tariffe: ma i taxi a Roma sono 6000, controllano probabilmente 20.000 voti, quale politico può permettersi di ignorarli?
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