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Archivio per il Tag »elezioni europee«

→  aprile 25, 2019


Dai caratteri mobili ai bit. In Europa la tutela della democrazia online deve superare l’approccio vestfaliano

Gli scontri tra sovranisti ed europeisti, moltiplicatisi in vista delle elezioni europee, non si ridurranno granché , qualunque sia il loro esito: i partiti sovranisti avranno difficoltà a collaborare tra di loro, la loro proposta economica continuerà a oscillare tra una improponibile uscita dall’euro e la tentazione di rovesciare il tavolo rinnegando il dogma che vieta la monetizzazione del debito. Più o meno acute, le contrapposizioni continueranno come prima: questo perché, secondo Martin Belov, il comparatista di leggi costituzionali che sul tema ha curato una raccolta di saggi (Global Constitutionalism and the Challenge to Westphalian Constitutional Law), esse sono radicate a un livello molto più profondo della contingenza e degli interessi politici: risultando infatti dalla contrapposizione di due sistemi costituzionali, quello globale e quello vestfaliano. Nel primo, ci stiamo vivendo. Il secondo ebbe origine dal trattato del 1648 che pose fine alle guerre di religione in Europa, e che, sancendo il principio della sovranità assoluta degli Stati nei propri confini (“cuius regio eius religio”) consolidò la grande invenzione europea, lo stato-nazione.

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→  giugno 3, 2014


Le elezioni europee hanno creato il momento propizio agli europeisti pragmatici: a patto di leggerne bene il risultato.
Che non è quel 30 per cento che si ottiene sommando tutti i voti dati ai partiti antieuropeisti, questo è ciò che pensano quanti considerano che “più Europa” sia la risposta a ogni e qualsiasi problema, euroscetticismo compreso; traggono spunto dal fatto che quel 30 per cento circa non forma un progetto politico positivo per raddoppiare i propri appelli alla sempre più stretta integrazione “verso gli Stati Uniti d’Europa”. Invece, mai come questa volta le elezioni europee sono state elezioni mid term nazionali: di fronte ai problemi l’elettore europeo guarda in primo luogo al proprio governo nazionale. L’euroscetticismo è un elemento comune di posizioni politiche affatto diverse: Marine Le Pen è neofascista, Nigel Farage conservatore, Grillo chissà. Affermate da Grillo, negate da Renzi, al centro della campagna elettorale nostra sono state le conseguenze che il risultato avrebbe avuto sul governo, addirittura sulla legislatura. In Francia e in Inghilterra, la campagna elettorale è stata un posizionarsi di partiti e candidati in vista delle prossime elezioni politiche. E quando non rappresenta uno strumento per la lotta politica interna, l’euroscetticismo è l’esito di un’Europa che, persa dietro al miraggio federalista, risponde con più centralizzazione e più produzione di norme a qualsiasi problema.

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