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→  marzo 21, 2011


di Mario Pirani

Ho sempre avuto grandissima stima ed affetto per Umberto Veronesi come uomo e come Maestro delle scienze medico-chirurgiche. La sua competenza oncologica rende altresì, sotto questo aspetto, prezioso il contributo che potrà dare all’ Agenzia della sicurezza nucleare che è chiamato a presiedere. Ma, mentre apprezzo la conclusione del suo articolo ( Repubblica del 19 marzo) circa l’ opportunità di una moratoria per dar tempoa un ripensamento, nutro forti dubbi sulla sua affermazione secondo cui sarebbe «scientificamente vero che senza l’energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, per cui non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là con la conoscenza». Temo che questa convinzione non poggi allo stato dei fatti su basi solide.

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→  marzo 20, 2011


Rendere le imprese non contendibili può allontanarne la crescita

Ieri Bulgari venduta alla Lvmh di François Arnault, oggi Parmalat sotto attacco di Lactalis; e prima ancora Gucci e Valentino, il pendolino e Giugiaro, Perugina e Galbani: l’Italia terra di conquista? Non insensibile al grido di dolore, il Governo invoca la reciprocità e convoca l’ambasciatore: il decreto che chiude le frontiere è già pronto. Presi dalle celebrazioni per l’unità d’Italia, abbiamo dimenticato quella d’Europa, nata per evitare l’escalation delle ritorsioni e cresciuta con la libertà dei mercati?

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→  marzo 20, 2011


di Alberto Mingardi

Minogue rilancia la battaglia contro le pretese della politica

In inglese, “liberalism” è una parola ambigua, evoca una certa tradizione politica e il suo contrario. Già Schumpeter notava che ad appropriarsi dell’etichetta erano stati proprio i più accesi nemici del libero mercato. Per Giovanni Sartori, “un liberale americano non sarebbe chiamato liberale in nessun Paese europeo; lo chiameremmo un radicale di sinistra”. Nel 1963, Kenneth Minogue provò a dare un senso a questa polisemia in un libro che è un piccolo classico, “The Liberal Mind”, ora meritoriamente tradotto per i tipi di Liberilibri.

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→  marzo 20, 2011


di Valentino Paolo

L’allarme. Kenneth Minogue e i guasti del Welfare. Lo studioso liberista accusa il nostro modello sociale di provocare enormi oneri finanziari e infiacchire i cittadini sul piano etico. La sua requisitoria conservatrice sta provocando una discussione molto accesa nel mondo anglosassone

Nel 1963, un professore australiano trapiantato in Inghilterra, docente di Scienze politiche alla London School of Economics, pubblicò una denuncia severa e coraggiosa del progressismo radicale. Scritto in totale controtendenza allo Zeitgeist del tempo, la fede incondizionata negli effetti benefici della mano pubblica, The Liberal Mind (ora tradotto in italiano da Liberilibri con il titolo La mente liberal) puntava l’indice contro «la nozione che la storia richieda il perfezionamento della società umana» e che i governi, nel perseguimento di questo ideale, debbano «provvedere per ogni uomo, donna, bambino e cane condizioni decenti di vita». Attenzione, ammoniva la giovane Cassandra, «una popolazione che affidi il suo ordine morale ai governi, per quanto impeccabile sia la motivazione, diventerà dipendente e servile». È passato quasi mezzo secolo. Ma Kenneth Minogue, oggi magnifico ottantenne e professore emerito dell’ università londinese, non molla l’argomento.

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→  marzo 6, 2011


di Hyung Song Shin

“Risk and Liquidity” di Hyung Song Shin è l’analisi dei meccanismi endogeni con cui i fenomeni si propagano e si amplificano all’interno del sistema.
Per studiare il comportamento del sistema finanziario Shin fa largo uso di modelli, ma la sua limpida descrizione dei fenomeni è accessibile a chi non si lascia scoraggiare dal formalismo matematico.

Risk and Liquidity
di Hyung Song Shin
Oxford University Press, UK
Luglio 2010

ARTICOLI CORRELATI
Da ogni boom crisi inaspettate
di Franco Debenedetti – La domenica del Sole 24 Ore, 06 marzo 2011

→  marzo 6, 2011


“Ha presente, Ma’am, il Millennium Bridge?” Nessuno degli economisti della London School apostrofati da Elisabetta con la battuta, forse la più famosa del suo lungo regno, per non aver saputo prevedere la grande crisi, osò ricordarle il ponte che lei stessa aveva inaugurato nel Giugno del 2000, e che dovette essere chiuso e rinforzato a causa di pericolosi sbandamenti. Eppure, osserva Hyung Song Shin, il fenomeno è lo stesso: un shock endogeno, cioè prodotto e amplificato da meccanismi interni al sistema.

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