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→  giugno 15, 2012


Prima che l’Italia e altri pensino comunque ad Eurobond, dovrebbero abbattere il loro grande indebitamento.

Sono numerosi i meccanismi finanziari escogitati per riportare il costo del debito dei paesi dell’eurozona al livello che c’era nei primi anni della moneta comune, e i mercati credettero che così si azzerasse il rischio paese. Diversamente confezionati, essi sono tutti varianti dello stesso principio, mettere in comune il debito, oppure munirli di una garanzia comune, oppure sostarli in un resolution trust. In Italia, Governo e buona parte dell’opinione pubblica si uniscono al coro di chi preme sulla Germania perché consenta l’introduzione di simili misure, e al più presto. Ma davvero gli eurobond sono nell’interesse dell’Italia? Davvero l’Italia non ha altri mezzi per fronteggiare questa difficoltà, finché la situazione non si stabilizzi?

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→  giugno 15, 2012


Intervista di Carlo Maria Pinardi

Sono giornate decisive per il futuro dell’Euro e dell’Europa. Lagarde dice che ci sono tre mesi per salvare l’Euro…
Il maggior contributo che potrebbero dare tutti quelli che, signora Lagarde in testa, gridano al pericolo, è di dire che cosa vogliono e che cosa propongono. Credo che nessuno voglia l’euro come è oggi, e quasi nessuno non vuole più l’euro in nessun modo. Provo a suggerire un primo passo logico: dire esplicitamente quali si pensa siano, per ciascuno, le condizioni perché l’euro possa uscire da questa crisi, e quali perché non precipiti nella successiva.

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→  giugno 5, 2012


recensione di Federico Fubini

L’indiano Rajan e Franco Debenedetti denunciano gli squilibri strutturali dell’Occidente.

La crisi del debito pubblico in Europa, ancora aperta, è stata anticipata da quella del debito privato negli Stati Uniti. Si potrebbe pensare a queste esplosioni di panico finanziario come a eventi gemelli, non fosse che fra le molte  differenze ce n’è anche una che non ha molto attratto l’attenzione: la crisi americana ha già prodotto una serie di saggi e ricostruzioni che vanno ben oltre la pura cronaca dei fatti; molti di quei libri americani su Lehman o sul crollo dei mutui subprime approfondiscono i motivi dei protagonisti principali, scavano nelle cause meno superficiali degli eventi, ripensano alla teoria economica che dovrebbe spiegare ciò che è avvenuto e, spesso, non riesce a farlo.

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→  giugno 5, 2012


Al direttore

Se va bene, sarà peggio. (Pensando all’euro).

→  giugno 1, 2012


di Franco Bechis

Per una inchiesta della magistratura che ha fatto acqua da quasi tutte le parti, la Bnl è finita in bocca ai francesi di Bnp Paribas, il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, si è dovuto dimettere insieme al capo della vigilanza, sono stati cambiati assetti di potere rilevanti in Italia parteggiando per alcuni e danneggiando altri. È stata violentata la storia stessa di questo paese, con un episodio che non è stato insignificante nel renderlo più debole e più suddito all’interno dell’Unione europea. Non c’è solo una raffica di assoluzioni per non avere commesso alcun tipo di illecito nella sentenza di appello sulla scalata Unipol-Bnl del 2005. C’è soprattutto il mutamento artificiale degli assetti di potere economico e in fondo anche politico sulla scelta della magistratura di entrare a piedi uniti (e senza ragioni) in una vicenda finanziaria per modificarne il corso, come voleva all’epoca il gruppo di interessi politico-economici che si univa intorno al capitale della Rcs-Corriere della Sera.

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→  giugno 1, 2012


Ronny Mazzocchi

Quando si tratta di questioni giudiziare, soprattutto se riguardano fatti e protagonisti di vicende finanziarie che sono stati messi alla berlina dai cosiddetti poteri forti, il tempo dell’accusa e della distruzione d’immagine è sempre infinito. Mentre quello della confutazione delle accuse e della riabilitazione non arriva quasi mai.

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