→ Iscriviti
→  luglio 29, 2013


Caro Direttore,

quando Antonio Fo­glia parla di requisiti patrimoniali delle banche, e se la prende con i regolatori incapaci di imporre livelli adeguati, non si può non essere d’accordo con lui… Ma quando, spostando il discorso sugli squilibri finanziari tra Stati europei, prende di mira «la sordità tedesca alla parole di Draghi» (Corriere della Sera del 26 luglio) allora non ci si sente di condividere la sua sicurezza. «La questione delle partite correnti è sempre stata trascurata, sia nei dibattiti accademici, sia nella gestione politica dell’area dell’euro» scrivevano Francesco Giavazzi e Luigi Spaventa in un paper del 2010 sulla crisi spagnola del 2008. Eppure si sa che disavanzi nei conti con l’estero servono a far convergere le economie solo se i debiti contratti finanziano investimenti produttivi tali da produrre surplus che in futuro li bilancino. Per Foglia non sono questi i problemi, bensì la Germania che ha una «errata comprensione» della crisi e che ignora «opportunisticamente» il problema; e a cui va quindi contestato che «non può poi ripudiare ì debiti che ha imprudentemente finanziato».

leggi il resto ›

→  luglio 25, 2013


25 firme su documenti per un totale di 37 facciate, fitte di sezioni, articoli, commi. Le ho dovute apporre per avere dalla banca dove ho un conto da 10 anni, una carta di credito prepagata. L’impiegato allo sportello mi passava i fogli salmodiando “questa per la privacy, questa per l’antiriciclaggio, questa per la banca”, e io firmavo alla cieca: ci avrei messo almeno un’ora a leggere le 2500 righe dei 30 articoli del “contratto”.

leggi il resto ›

→  luglio 17, 2013


Si ritorna a sentire discorsi sui pericoli che il potere economico può rappresentare per il corretto funzionamento del potere politico. Si discute di grandi interessi: tanto per incominciare, se ne parla male. E per finire ci si fa del male: tutti.

leggi il resto ›

→  luglio 11, 2013


Se i nostri problemi economici sono grandi, grandi, si pensa, hanno da essere le cifre da mettere in gioco per risolverli. Affascinano gli stock, a incominciare dalla montagna del nostro grandissimo debito che altri prima di noi hanno lasciato che si formasse; annoiano i rivoli (più spesso fiumi) che oggi continuano a fluire e a lambire. Piacciono le cose grandi, da fare o (meglio) da chiedere, il colpo risolutivo: non si fregia di visione politica chi parla di gestione, che riduce «soltanto» i costi e migliora «soltanto» i risultati.

leggi il resto ›

→  luglio 11, 2013


Trent’anni. Tanti, uno più uno meno, sono passati da quando è iniziata la liberalizzazione delle comunicazioni via etere: prima le radio, poi le televisioni locali, poi la diffusione nazionale a mezzo cassette portate con la vespa, Berlusconi, la Mammì, le dimissioni dei ministri, la Gasparri. Una guerra di trent’anni, e ci ho pure scritto su un libro.[1]

leggi il resto ›

→  giugno 12, 2013


L’eliminazione del finanziamento pubblico viene solitamente ricondotta a motivi di moralità e di austerità, di ribellione per l’uso tra il disinvolto e il furfantesco delle risorse e di intolleranza per il contrasto tra le larghezze consentite ad alcuni e le ristrettezze imposte a tanti. Ma queste ragioni rischiano di farne dimenticare altre.

leggi il resto ›