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→  aprile 27, 2006

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Debenedetti: non si può scindere il grande industriale dall’uomo che usava i politici come taxi

Alla fine degli anni ’90, durante la prima stagione dell’Ulivo al potere, la polemica di Franco Debenedetti contro quei manager pubblici che ha battezzato «i nuovi Mattei» ha segnato un momento di snodo per l’industria pubblica italiana: a partire dalla «madre di tutte le privatizzazioni», come Romano Prodi definì l’operazione Telecom Italia, e continuando con le dismissioni parziali di Eni ed Enel, la politica ha incominciato a interrogarsi sul futuro delle residue aziende a controllo pubblico.

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→  aprile 6, 2006


Fra le riforme più urgenti, mercato del lavoro e welfare – Intervista

  1. Il conflitto di interessi. Quale soluzione?
    Paradossalmente: nessuna. Intendo nessuna soluzione legislativa.

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→  marzo 15, 2006


Berlusconi? Una stantia battaglia personale contro i “comunisti”

Il 9 aprile in Italia non si chiuderà solo una legislatura durata 5 anni: in realtà si chiuderà un ciclo politico durato 12 anni. E’ un arco di tempo che abbraccia l’intero percorso politico di Silvio Berlusconi, iniziato con la sua ”discesa in campo” del 1994, quando in pochi mesi riuscì a creare dal nulla un partito e una coalizione che sconfissero la “gloriosa macchina da guerra” assemblata da Achille Occhetto con quanto a sinistra era rimasto dei partiti sopravvissuti al ciclone Mani Pulite.

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→  febbraio 25, 2006

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Le idee e il dibattito

Enel vorrebbe acquisire la francese Suez: per bloccarla si muovono Jaques Chirac e Dominique de Villepin. Enel allora ci riprova con la spagnola Endesa: e Zapatero mette il veto. Dopo l’OPA lanciata dalla tedesca E.On su Endesa, si è aperta una nuova ondata di maxiconsolidamenti nel settore energetico: ma a Madrid e Parigi si studiano soluzioni di giganti nazionali ancora maggiori, e per l’Enel restare fuori significa restare solo a casa nostra.

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→  febbraio 23, 2006

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da Peccati Capitali

Evitare il protezionismo «alla Fazio» senza favorire gli «invasori» stranieri: ecco la sfida per il nuovo capo della Banca d’Italia

Il primo obbiettivo, ricostituire il capitale di credibilità di Banca d’Italia, Mario Draghi l’ha centrato con poche mosse: gli averi apportati a un blind trust, l’astensione per non coinvolgere la Banca in polemiche su conflitti di interesse, un codice etico, chiusura di antiche controversie. E la bandiera al balcone. Il secondo, ricostituire il capitale umano, richiederà tempi lunghi: in Via Nazionale, se non dal vertice, si entra solo dal basso. Erano questi gli obbiettivi di quelli per cui la priorità era il mandare a casa Fazio: a Draghi è stato facile accontentarli.

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→  gennaio 25, 2006


È un’altra Banca d’Italia quella in cui si è insediato Mario Draghi questa settimana. La riforma pone fine alla solitudine del monarca assoluto e al superbo isolamento dell’istituzione, consente di guardare in un modo più penetrante ai problemi dei Paese e alla forze che formano l’ossatura della sua economia. E che, in questa sorta di “considerazioni iniziali”, appaiono tutte accomunate in una crisi profonda, come se fossero giunte estenuate alla fine di un ciclo.

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