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→  aprile 5, 2007

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da Peccati Capitali

Il contrasto tra il predicare e il razzolare, tra il rigore esibito in pubblico e la condotta praticata in privato è quello che alimenta gli “scandali” recenti, le foto di Corona, le indagini di Woodcock. Ma assai peggio è il contrario, quando cioè il politico usa la propria immagine “virtuosa” per giustificare provvedimenti “scandalosi”.

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→  aprile 4, 2007


di Gotti Tedeschi Ettore, Mingardi Alberto

La superiore efficienza del sistema di mercato sembra trovare sempre maggiori consensi. Ma il mercato – si sostiene spesso – deve essere emendato e corretto: bisogna mettere le briglie agli spiriti animali del capitalismo “selvaggio”. Questo libro prende una direzione molto diversa. Proprio l’economia di mercato, al suo massimo grado di libertà, può assicurare benessere e crescita. In particolare, i tentativi di proteggere la concorrenza da se stessa – attraverso l’operato delle autorità antitrust – sono pretestuosi e controproducenti. La tesi forte degli autori è che solo una concorrenza affrancata da ogni vincolo, e proprio per questo non selvaggia bensì giusta, è capace di garantire gli interessi di tutti più di qualsiasi intervento moderatore.

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→  aprile 3, 2007

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Intervista di Claudia Terracina a Franco Debenedetti

Senatore Franco De Benedetti, è giusto che il governo non voglia metter bocca nella vendita di Telecom?
«È ineccepibile. Il governo non deve né parlare, né sussurrare».

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→  aprile 1, 2007

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La nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione di Telecom è al centro di una partita la cui posta è il valore di quel 18% di Telecom nel portafoglio di Olimpia. Infatti la giurisprudenza considera il potere di nominare gli amministratori come prova del controllo. L’entità della posta in gioco è data dalla forchetta tra il prezzo richiesto da Pirelli– in teoria 3 € per azione, in pratica qualcosa intorno a 2,7 – e il prezzo di Borsa. ( venerdì ha chiuso a….).

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→  marzo 19, 2007

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di Alberto Statera

“Un allarme per la democrazia”, scandì Romano Prodi quando nella Commissione Antitrust, regnante Berlusconi, furono nominati da Pierferdinando Casini e Marcello Pera, rispettivamente presidenti di Camera e Senato, Giorgio Guazzaloca e Antonio Pilati. Un allarme così grave perché l’ Autorità per la concorrenza, in un paese democratico, è la più importante e, in un sistema bipolare si richiede che sia una “forte e robusta istituzione di garanzia”. Pena, tra l’ altro, “la delegittimazione dell’ Italia nel contesto europeo”, aggiunse Prodi. Lo scandalo, pur in un momento in cui i conflitti d’ interessi erano ben altri, era allora più che legittimo, visto che a garantire il mercato, la concorrenza e i consumatori d’ Italia erano stati chiamati due personaggi che il rispetto sostanziale della legge avrebbe dovuto escludere a priori: Giorgio Guazzaloca, di professione macellaio ed ex sindaco di Bologna, quindi a digiuno totale di mercato e concorrenza, e Antonio Pilati, tutt’ altro che digiuno, ma autore del testo della Gasparri, la legge sulle telecomunicazioni fatta su misura per l’ allora presidente del Consiglio in carica, un signore competente che assurgeva a controllore delle leggi da lui stesso elaborate. Sudamerica, panorama sudamericano.
Passati gli anni, Guazzaloca e Pilati sono restati a piè fermo, senza che l’Europa per la verità ci abbia espulsi come vaticinava Prodi. Due commissari scaduti, Carlo Santagata e Nicola Occhiocupo, sono stati invece sostituiti giorni fa, con nomina firmata dai presidenti delle Camere Fausto Bertinotti e Franco Marini, ben impreparati entrambi in tema di mercato e di concorrenza, si presume sentito Palazzo Chigi. I fasti dell’ era berlusconiana si spera siano inimitabili, e nessuno avrebbe avuto il coraggio di proporre la nomina all’ Antitrust del panettiere bolognese della signora Flavia Prodi, nè del grande banchiere Nanni Bazoli, o del furbissimo consigliere presidenziale Angelo Rovati, autore del famoso piano di riassetto della Telecom, che tante grane procurò al premier. Ma la scelta di Marini e Bertinotti non è quella che ci si sarebbe aspettata. Non certo quella che ribalta la valutazione delle Autorità, che dovrebbero essere garanti dei consumatori e della democrazia, pena l’ allarme denunciato tre anni fa dall’ attuale premier.
Sono personaggi indiscutibilmente di vaglia Carla Rabiti Bedogni e Piero Barucci, nominati all’ Antitrust da Bertinotti e Marini. La prima è docente di diritto del mercato finanziario alla Sapienza di Roma. L’ altro, ex ministro del Tesoro, è presidente della Banca Leonardo e ha ricoperto posizioni di vertice in molte banche, dal Credito Italiano al Monte dei Paschi di Siena, fino a Mediobanca. Ma soprattutto è stato presidente dell’ Abi, l’ Associazione Bancaria Italiana, che è la lobby dei banchieri, più volte oggetto delle attenzioni non proprio amichevoli dell’ Antitrust per i sospetti di cartello. Nel primo caso, come ha notato Franco Debenedetti, ex senatore dei diesse che, non ricandidato, fa ora il giornalista con impatto assai più efficace di prima, c’ è quantomeno uno “sgarbo istituzionale”, in quanto i presidenti delle Camere sapevano benissimo che c’ è all’ esame delle loro assemblee una legge che prevede il divieto del passaggio da un’ Autorità all’ altra, per evitare il “professionismo” delle Autorità. E la Bedogni, purtroppo, viene dalla Consob. Nel secondo caso, è piuttosto evidente che la storia personale, come si dice, non fa del professor Barucci, nonostante la stima che se ne coltivi, il più puro difensore delle regole della concorrenza, del mercato, il più inflessibile persecutore delle posizioni dominanti, degli abusi, né l’irrogatore senza cuore di sanzioni a banche, di cui magari è stato per anni amministratore delegato o consigliere. Credevamo francamente che l’ “allarme democratico” lanciato a suo tempo dall’ ex presidente della Commissione Ue, avrebbe guidato meglio, “qui e ora”, la mano digiuna di mercato di Bertinotti e Marini.

ARTICOLI CORRELATI
Antitrust. Gli errori di Marini e Bertinotti
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 12 marzo 2007

→  marzo 12, 2007

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Fra le Autorità indipendenti l’Antitrust ha una posizione a sé. È compito suo far rispettare le regole del gioco concorrenziale, creare e mantenere il mercato come level playing field, assicurare cioè le condizioni di sistema perché altre Autorità possano esplicare le loro attività: regolazione di specifici settori economici; controllo del mercato in cui si scambiano i diritti di proprietà.

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