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→  dicembre 18, 2008

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Il caso Madoff è stato causato dalla bassa valutazione dei pericoli di investimento e i Governi potrebbero cadere nello stesso errore per le misure contro la bolla

La loro dimensione incuteva rispetto, la loro pluridecennale tradizione di serietà e riservatezza ispirava fiducia, i loro uffici erano pieni di PhD in matematica e fisica: come è possibile che proprio tali operatori finanziari siano rimasti in così gran numero vittima di una truffa da libro di testo?

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→  dicembre 10, 2008

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da Peccati Capitali

È edificante, in una rubrica intitolata ai “peccati capitali”, poter parlare di una “virtù teologale”, la carità. L’occasione la dà un’altra idea uscita dalla testa di Minerva, alias il Ministro Tremonti: la social card per un milione e passa di cittadini poveri. All’inizio la sua idea era più protorivoluzionaria che paleocristiana, voleva finanziarla alla Robin Hood. Ma non era neppure riuscito a scrivere il regolamento, e già le banche, a cui voleva levare i soldi per aiutare i poveri, hanno loro bisogno del suo aiuto; e che fare con i petrolieri, che egli voleva tosare quando il barile era a 150$, ora che viaggia sui 50?

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→  dicembre 5, 2008

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Lettera

Caro direttore,
va da sé che sarei favorevolissimo se Torino, come ho letto, «vendesse i suoi gioielli». Il Regio, lo vedo dal balcone di casa; il Politecnico l’ho fatto quando era ancora al Valentino; forse un mio antenato avrà contribuito a raggranellare i soldi per Alessandro Antonelli: non bastarono a terminare il Tempio Israelitico, ma servirono di base per innalzare la Mole fino alla sua stella.

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→  novembre 25, 2008

“Il provvedimento più utile potrebbe essere quello di detassare i salari più bassi”
Un appello giusto. Ma che deve essere accompagnato da misure concrete e soprattutto che abbiano un impatto sull’economia «reale» in tempi relativamente brevi. Così Franco Debenedetti, economista, ex senatore Ds, consigliere di amministrazione di Cir, Piaggio e Cofide, giudica il «cambio» di approccio di Giulio Tremonti alla crisi, il passaggio dai toni foschi all’invito a non essere pessimisti.

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→  novembre 15, 2008

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L’instabilità finanziaria ha svelato gli effetti della circolarità perversa tra aiuti, azzardo morale e regolazione. Un’autorità mondiale da Bretton Woods 2

“Quelli di noi – ed io in primo luogo – che avevano pensato che bastasse l’interesse delle istituzioni che erogano il credito a proteggere gli investimenti degli azionisti, oggi sono colpiti nelle loro convinzioni”. Anche dopo la sua uscita di scena, le parole di Alan Greenspan lasciano il segno.

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→  novembre 2, 2008

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di Stefano Feltri

UNTORI. Si temeva che potessero scatenare una crisi globale e invece ne sono vittima. Ma i fondi speculativi restano il simbolo di una finanza sofisticata e alimentata dal debito che molti sperano venga spazzata via. Eppure, dicono i loro sostenitori, sono più trasparenti delle banche. Dibattito dopo il caso Porsche-Volkswagen.

Secondo Giluio Tremonti sono «entità assolutamente folli», che «non hanno nulla a che fare con il capitalismo». In questa fase della crisi non si possono più attaccare gli speculatori sulle materie prime (i prezzi sono scesi) e prendersela con i banchieri è troppo facile, quindi il ruolo di capri espiatori per la catastrofe finanziaria è passato ai fondi speculativi che di mestiere comprano azioni che ritengono sottovalutate e ne vendono altre giudicate sopravvalutate, il tutto finanziandosi con i soldi delle banche.

Dopo le analisi dell’economista Nouriel Roubini dell’Economist, la polemica è arrivata anche in Italia sulle colonne dei Corriere della Sera dove Massimo Mucchetti applaude al «bagno di umiltà» cui sono stati costretti i gestori dei fondi hedge: devono rassegnarsi ad ammettere che, a differenza “di quanto promettevano, non sono in grado di garantire alti rendimenti sia quando i mercati salgono (facile) che quando scendono (molto più difficile)”.

Lo spunto è il caso Volkswagen: da tempo il gruppo Porsche diceva di voler comprare azioni di Volkswagen (oltre a quelle già in suo possesso), voci che hanno spinto in alto il titolo fino a un livello che gli osservatori hanno giudicato eccessivo.

In settimana fondi hedge hanno quindi cominciato a scommettere che il prezzo sarebbe sceso: stipulano un contratto con una controparte con cui si impegnano a consegnare domani delle azioni Volkswagen (che ancora non possiedono) al prezzo di oggi. Se la scommessa funziona, il fondo compra l’azione quando è già scesa di prezzo, la gira alla controparte al prezzo superiore concordato prima e intasca la differenza.

Quello che i fondi non potevano sapere era che, di nascosto, Porsche aveva rastrellato quasi tutte le azioni Volkswagen disponibili sul mercato e quindi, quando è arrivato il momento di comprare le azioni per onorare il contratto, gli hedge fund hanno dovuto farlo a un prezzo molto più elevato (sono salite da 200 a 1000 euro), contendendosi le poche rimaste sul mercato.
Sempre sul Corriere, Franco De Benedetti ha replicato dicendo che «in realtà chi critica gli hedge fund fa, certo involontariamente, il gioco di chi vuole un mercato poco trasparente perché lì può fare quel che vuole». I fondi hedge, dice la teoria economica (e i dati lo confermano), contribuiscono a fissare il giusto prezzo sui mercati, perché identificano ed eliminano gli eccessi, in alto o in basso, nelle quotazioni dei titoli. Ma Porsche si è mossa nell’ombra, sfruttando l’opacità del mercato tedesco, e ha trasformato una decisione razionale dei gestori di fondi in una catastrofe (per loro).

Eppure la caccia agli untori che hanno portato la crisi continua a indicare gli hedge fund, maltrattati dalle Borse di tutto il mondo che vietano la pratica del nakedshort selling (la vendita di titoli che non si possiedono). Molti invocano nuove regole per il settore degli hedge che è meno regolato di quello delle banche, ma non si discute mai dell’efficacia delle norme, che per le banche erano già rigide ma si sono rivelate inutili.
Si temeva che i fondi potessero innescare una crisi bancaria non rimborsando i debiti e invece sono stati i fallimenti bancali a mettere in crisi i fondi, strozzati dall’assenza di liquidità.

Mentre le banche nascondevano fuori bilancio i titoli tossici e bruciando i soldi dei risparmiatori in investimenti sbagliandi, i fondi dovevano rendere conto dei propri risultati ogni tre mesi, incassando commissioni solo al raggiungimento degli obiettivi.
La scarsa trasparenza rimproverata ai fondi sembra piuttosto tìpica del sistema bancario: anche nel mezzo della crisi c’è una grande banca italiana che riesce a vendere ai propri clienti le sue obbligazioni con un rendimento del cinque per cento inferiore rispetto a quello che deve pagare agli investitori professionisti.
Ma nessun governo sembra intenzionato a soccorrere i fondi, mentre le banche vengono salvate con il denaro pubblico.

ARTICOLI CORRELATI
Gli hedge funds e il caso Volkswagen
di Franco Debenedetti – Il Corriere della Sera, 01 novembre 2008

La crisi degli hedge funds «Una mina contro il sistema»
di Massimo Mucchetti – Il Corriere della Sera, 31 ottobre 2008