→ febbraio 19, 1994
I disoccupati in Germania hanno superato il limite dei 4 milioni, il massimo livello dal dopoguerra, una cifra che, in valore assoluta, ricorda la grande depressione: la disoccupazione (come ha detto ieri Jacques Delors), è un problema europeo. E di natura strutturale: attiene allo sviluppo tecnologico, alla competitività della specializzazione tecnologica europea, alla globalizzazione dei mercati, all’apertura dei Paesi dell’Est, alle rigidità noir adattate la nostra struttura industriale e sociale alle dure nuove realtà.
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→ gennaio 24, 1994
Quanti posti di lavoro sarebbero sufficienti per fare i beni che oggi vengono prodotti, applicando il massimo livello di tecnologia disponibile? Il calcolo, per la Germania, porterebbe ad una disoccupazione del 38%: e per l’Italia non sarebbe probabilmente molto diverso. L’assurdità sta nel metodo o nell’impostazione concettuale con cui viene affrontato il problema della disoccupazione?
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→ giugno 24, 1993
Lo spettro si aggira per l’Europa: la crescente disoccupazione. 18 milioni di persone, il 10 per cento della popolazione attiva, sono esclusi dal diritto al lavoro: il problema è stato al centro del vertice della Comunità Europea a Copenaghen.
Il fenomeno presenta in Europa caratteristiche particolarmente inquietanti, anche perché, mentre in Usa la disoccupazione diminuisce alla ripresa del ciclo economico, in Europa essa cresce costantemente: dieci anni fa era del 2 per cento, nel 1979 era del 5,4 per cento, nel 1990 era dell’8,3 per cento. E’ un fenomeno chi cui anche le cause restano sfuggenti.
Certo gli sviluppi della tecnologia e dell’automazione hanno ridotto il numero dei posti di lavoro: ma l’Europa è cresciuta proprio grazie alla introduzione di nuove tecnologie. Se questa fosse la causa, la disoccupazione dilagherebbe in Europa da un secolo.
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