Archivio per il Tag »dismissioni«
→ dicembre 18, 1998
Il travagliato iter della legge sulle fondazioni bancarie si é finalmente concluso: per evitare un altro passaggio al Senato, ed il conseguente ritardo, la Camera ha approvato la legge che dà al Governo i criteri per predisporre i decreti delegati, accompagnandola con due ordini del giorno “pesanti”, assistiti da una garanzia altrettanto pesante, quella personale del Ministro Ciampi. L’esito un po’ contorto richiede di far il punto su che cosa ne é divenuto degli aspetti fondamentali della legge: dismissione delle banche; impiego dei proventi delle dismissioni; nomine e statuti.
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→ luglio 28, 1998
Si avvicina il momento cruciale del passaggio in commissione al Senato del disegno di legge delega sul riordino delle Fondazioni bancarie. Il dibattito sulla vendita delle banche è scivolato in secondo piano: le Fondazioni che vogliono vendere lo stanno facendo sotto la spinta delle forze di mercato, gli incentivi fiscali appaiono sempre più un abbellimento superfluo. La vera questione che resta aperta riguarda il patrimonio, la possibilità che le Fondazioni lo usino per partecipare al controllo di società quotate.
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→ febbraio 16, 1996
Sulle ragioni per vendere separatamente le aziende facenti capo alle sub-holding Stet e Finmeccanica non sarebbe neppure il caso di ritornare, tanto esse sono forti: il maggior valore che così si fa emergere, stimato in 10mila miliardi, gli investitori in tutto il mondo preferendo aziende focalizzate alle conglomerate; la vivacizzazione della Borsa, arricchita dalla presenza di un maggior numero di valori; assetti di settore più aperti a soluzioni concorrenziali e liberati dalle opacità dei rapporti infra-gruppo. Tutti argomenti già sostenuti in un precedente articolo («Il Sole-24 Ore» del 2 febbraio scorso). Ma poiché l’amministratore delegato Stet, Ernesto Pascale, obietta («Corriere della Sera» del 7 febbraio) che questo processo introdurrebbe un ritardo di quindici mesi per sole «operazioni fiscali e di scorporo», si riprende l’argomento più in dettaglio. Risulterà dimostrato il contrario: il guadagno di tempo è una ragione Che si aggiunge a quelle già esposte a favore della vendita per aziende separate.
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→ gennaio 1, 1996
Tra tutte le democrazie europee occidentali l’Italia è quella che ha conosciuto e ancora conosce la più massiccia e pervasiva presenza dello Stato nei settori industriale e creditizio. Logico che le privatizzazioni incontrino particolari difficoltà di ordine politico e tecnico quando dalla generica enunciazione del programma si passa alla sua concreta implementazione.
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→ novembre 23, 1995
A un anno dall’emanazione della direttiva volta a indurre le fondazioni a di smettere le partecipazioni bancarie, Dini ha ammesso che bisogna cambiare metodo: «La proprietà di molte banche rimane ancora pubblica – ha detto a Bologna il 4 novembre – dunque abbiamo percorso solo metà del cammino. Se più di questo non poteva farsi nell’ambito delle leggi vigenti comincia ora a diffondersi la convinzione che dette leggi debbano essere riviste, al fine di trasformare gli enti proprietari e accelerare il processo di privatizzazione delle banche. Condivido il fine e non escludo che modifiche legislative siano necessarie». L’opportunità di agire con strumenti legislativi riceve così un autorevole avallo.
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→ settembre 19, 1995
Da cinque anni, da quando cioè la legge Amato impose la separazione tra fondazìoni e banche e la loro trasformazione in spa, il problema di privatizzare le banche naviga nella nebbia. Allora, il 56 per cento del sistema bancario italiano era in mano pubblica, controllato da fondazioni, di nomina pubblica (cioè politica); così resta oggi, nonostante il governo Dini abbia chiesto alle fondazioni di scendere al 49 per cento di proprietà entro 5 anni, e insista con coerenza.
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