→ luglio 28, 2018
Al direttore.
Quali possono essere le ragioni della perdita di 120 miliardi di $, la più grande in un giorno nella storia di Wall Street, che ha subito giovedì il titolo Facebook?
Ci saranno di certo quelli che vi avranno la “giusta punizione” per il comportamento incauto (o doloso) con cui Facebook si appropria dei nostri dati e li vende a chi ne approfitta per farci comprare cose di cui non abbiamo bisogno e farci esprimere valutazioni politiche che mai avremmo liberamente prese. Ma si dovranno rassegnare: dopo il tonfo di giovedì, la quotazione di Facebook ha recuperato tutta la perdita seguente allo “scandalo” di Cambridge Analytica, ed è più alta dell’85,% degli ultimi 12 mesi.
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→ marzo 29, 2018
Adesso che si è mossa la Federal Trade Commission, la vicenda Facebook si è istituzionalizzata e prende un indirizzo preciso. L’ufficio per la protezione dei consumatori ha reso noto che prende molto sul serio le notizie stampa che sollevano forti preoccupazioni su come Facebook protegge la privacy, e che ha iniziato un’indagine non pubblica sulle pratiche adottate dall’azienda. Sarà particolarmente severa, dato che a Facebook erano già stati imposti provvedimenti. Finora invece la vicenda era stata descritta nei modi più disparati. “Scandalo”, il più frequentato, una valutazione morale che nulla dice della causa. “Sfruttamento dei dati personali”, con riferimento alla polemica sul loro valore venale. “Pericolo per la democrazia” per il (reale? potenziale?) potere dei messaggi. “Fallimento”, come sulla copertina dell’Economist, per la perdita in valore delle azioni del gigante di Menlo Park. E l’onnicomprensivo “BAADD” (Big, Anti-competitive, Addictive and Destructive to Democracy), buono per tutti i BigTech. Adesso si sa di che si parla: di possibile lesione dei diritti di privacy dei consumatori, in questo caso di social media.
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