→ maggio 30, 1995
Ed ora, i referendum, dopo le elezioni regionali e prima di quelle generali. I referendum (e mi riferisco a quelli sulla TV) hanno valenze politiche ancora maggiori: direttamente perché toccano il cuore degli avvenimenti che hanno tenuto la scena nell’ultimo anno e mezzo; indirettamente perché influenzeranno l’assetto del sistema delle comunicazioni in Italia. L’informazione è potere e la politica è comunicazione, da ben prima che esistesse la TV. Berlusconi è diventato un leader politico perché ha le televisioni. Forse per proteggere il suo impero televisivo, certo perché solo il possesso di un grande strumento di comunicazione di massa rendeva possibile aggregare un consenso tale da entrare in competizione con partiti organizzati da anni su tutto il territorio nazionale.
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→ maggio 1, 1995
Franco Debenedetti intervista Franco Ferraresi
D: I risultati delle recenti elezioni regionali ci hanno descritto un’Italia spaccata in due in termini di orientamenti politici: centro destra e centro-sinistra. Secondo lei, Professor Ferraresi, è un’Italia al bivio o un’Italia che ha sbattuto contro il muro e non riesce ad andare né a destra né a sinistra? Questo stallo nasconde una domanda di centro e caso mai una nostalgia per il ruolo e la funzione assolta storicamente dalla DC?
R: Ci troviamo veramente a mio giudizio in una fase di transizione e di riaggregazione complessiva del sistema politico aperta a molte soluzioni. Mentre il raggruppamento di destra e centro destra appare ormai piuttosto omogeneo e delineato, almeno per quanto riguarda le forme di alleanza politica, il gruppo di sinistra e centro sinistra rappresenta una realtà molto più fluida.
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→ aprile 1, 1995
Intervista di Franco Debenedetti a Bruno Manghi
La polarizzazione a cui stiamo assistendo nel panorama politico italiano avrà secondo te un riflesso nell’ambito sociale? E quale?
Io sono del parere che non ci sarà un rapporto molto stretto tra polarizzazione politica (o meglio elettorale) e polarizzazione sociale. L’area di favore nei confronti di Berlusconi, infatti, è interclassista, come è interclassista l’opposizione. I sentimenti collettivi che Berlusconi interpreta sono sentimenti che troviamo anche nei ceti che si riconoscono nelle varie componenti dell’opposizione. Il messaggio di Berlusconi ha successo perché è un messaggio di ottimismo.
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→ aprile 1, 1995
Liberalizzazione della TV via cavo e assetto del settore dell’energia elettrica: questi i due temi che mi hanno particolarmente impegnato in questi mesi. Due temi che solo superficialmente possono apparire specialistici, mentre sono di straordinario interesse per tutti e non solo perché tutti, privati e imprese, paghiamo le bollette della luce e del telefono, o perché guardiamo la televisione. Vediamo perché.
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→ aprile 1, 1995
Lettera a Romano Prodi
Caro Romano,
quando ti chiesi qualche giorno fa, quale idea costituisse il nucleo generatore del tuo programma, la ragione del ‘perché Prodi e non Berlusconi”, tu rispondesti di botto: perché io quel programma lo so realizzare e loro no. Lo dicevo anch’io nella mia campagna elettorale: le aspirazioni ed i valori di gran parte dell’elettorato di Forza Italia e Lega, uno stato più efficiente che, issi le regole e dia ai cittadini reali possibilità di scelta sono le nostre aspirazioni ed i nostri valori.
Questi valori vengono traditi se si imbocca la scorciatoia del populismo, queste aspirazioni sono irrealizzabili se si governa nel segno della divisione.
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→ aprile 1, 1995
Politiche
La visione degli obbiettivi da raggiungere si unisce in Prodi alla coscienza degli ostacoli da superare. Cattolico senza integralismi, laico senza radicalismi: una visione complessiva di società ed economia, la convinzione che i grandi mutamenti non si realizzano allettando con le promesse o alzando il tono delle minacce, ma sono duraturi solo se realizzati con l’arma della convinzione.
Prodi è il traghettatore che assicura il massimo del cambiamento possibile.
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