→ luglio 14, 2010
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di Martin Wolf
It is nearly three years since the world became aware of the coming financial tremors. Since then we have experienced a financial sector earthquake, a collapse in economic activity and an unprecedented monetary and fiscal response. The world economy has now recovered. But this crisis is far from over.
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→ giugno 13, 2010
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dalla Domenica del Sole 24 Ore
Mercati e logiche del capitalismo
Le crisi finanziarie sono prevedibili? Nessuno è più credibile di Nouriel Rubini per rispondere affermativamente: nel febbraio 2008 , sette mesi prima del fallimento della Lehman (ma già nel 2006 lanciava i suoi ammonimenti), nel suo paper “12 passi verso il disastro” prevedeva con accuratezza la dinamica per cui una crisi tutto sommato di modeste dimensioni – Bernanke stesso all’epoca la stimava in alcune centinaia di miliardi di $ – avrebbe provocato il disastro che abbiamo visto.
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→ maggio 31, 2010
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di Aldo Cazzutto
Tremonti: i rilievi del Quirinale? Dettagli tecnici, nessun problema
ROMA—È una domenica decisiva per la manovra e per il futuro del governo. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti nega che ci siano stati contrasti con il Quirinale – «c’è solo qualche dettaglio tecnico» – e spiega il decreto nel contesto di un’analisi della situazione economica e finanziaria globale.
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→ maggio 21, 2010
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Lettera aperta di Franco Debenedetti, Oscar Giannino, Antonio Martino, Alberto Mingardi, Roberto Perotti, Nicola Rossi, Paolo Savona, Vito Tanzi
Caro direttore,
nei momenti di grande incertezza, il ruolo dell’informazione è assai delicato. Se gli economisti rischiano spesso di essere consiglieri del principe, estendere i rudimenti della cultura economica e finanziaria costituisce condizione per un dibattito pubblico più consapevole.
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→ ottobre 12, 2009
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Dieci grandi esperti indicano i termini più d’attualità e quelli destinati all’oblio
Abs, cartolarizzazione, cdo: quali sono le parole, i neologismi sorti nel corso della crisi economica 2007-2008 cui possiamo dire addio? Quali termini finiranno (o vorremmo vedere finire) nel cassetto, nella speranza di non dover fare più i conti con il loro significato negli anni a venire? E quali termini invece potrebbero tenerci compagnia nei prossimi anni, arricchendo il dibattito e il nostro vocabolario quotidiano? L’abbiamo chiesto a dieci dei maggiori economisti italiani. A ognuno è stato domandato di individuare due termini, nati sulle labbra degli esperti per arrivare sulla bocca della gente comune, che abbiamo contrassegnato – nel male, quindi “out” – e siano destinati a contrassegnare – nel bene, quindi “in” – l’evoluzione dei cicli economici trascorsi e futuri. Parole da cui liberarsi quasi fossero zavorre, insomma, e vocaboli cui attaccarsi nella speranza che i sistemi economici siano più solidi e vigilati di un tempo. La risposta? Meno scontata di quella che si possa immaginare, come si può vedere dalle loro testimonianze raccolte qua sotto.
a cura di Luca Davi
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→ settembre 10, 2009
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Sono bastati i primi segnali di uscita dalla crisi, e subito è ritornato a manifestarsi il male che affligge l’economia italiana, vent’anni di crescita inferiore a quella degli altri paesi industriali, dieci anni di produttività praticamente ferma. La bassa produttività, a sua volta causa di bassi salari, e quindi di un mercato interno debole, rimanda ai ben noti nodi strutturali, dalla formazione alla dotazione di infrastrutture.
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