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→  settembre 22, 2010


di Francesco Giavazzi

Non è il disaccordo sulla presenza dei libici che ha indotto le fondazioni italiane e gli azionisti tedeschi a sfiduciare Alessandro Profumo, peraltro senza scegliere subito un sostituto, come dovrebbe avvenire in una grande banca internazionale. Sarebbe infatti sciocco opporsi a un socio di minoranza che non esita a mettere mano al portafogli quando la banca ha bisogno di capitale fresco. La Libia è solo un pretesto. Il vero scontro che oppone Profumo ai grandi azionisti della banca è la sua decisione di trasformare Unicredit da una somma di feudi locali (Monaco di Baviera, Verona, Torino, Modena, Treviso…) in una struttura unica, come lo sono le grandi banche internazionali, ad esempio Hsbc (Hong Kong and Shanghai Banking Corporation), la più estesa e la migliore banca al mondo.

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→  settembre 21, 2010


Lettera al direttore

Caro Direttore,

“Se il Cavaliere compera il Corriere della Sera” : il titolo del “sabato” dell’11 settembre di Giovanni Valentini attirava l’attenzione, e gli avevo scritto in via privata e colloquiale. Poiché dedica l’ultimo “sabato” a polemizzare pubblicamente contro un suo personale riassunto di quella lettera, debbo fare alcune precisazioni.
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→  settembre 11, 2010


di Giovanni Valentini

La formazione dell’ opinione pubblica (…) è sempre più largamente un prodotto pianificatoe confezionato con le tecniche della pubblicità commerciale e controllato dai tycoons dell’ informazione di massa. (da “Democrazia senza democrazia” di Massimo L. Salvadori – Laterza, 2009 – pag. 60) Al di là delle strumentalizzazioni e delle convenienze di parte, di fronte alla spettacolare implosione del centrodestra innescata dall’ espulsione di Gianfranco Fini e dei suoi fedelissimi dal PdL, in un Paese normale sarebbe fisiologico andare alle elezioni anticipate per ricostituire una maggioranza parlamentare e di governo. Ma, in una situazione evidentemente anomala come quella italiana, sarebbe ancora più opportuno modificare prima la legge elettorale e stabilire magari nuove norme per assicurare la regolarità della competizione.

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→  agosto 23, 2010



di Pietro Ichino

Il nodo è il rischio di paralisi del progetto per il veto di un sindacato minoritario

Caro direttore,

è davvero difficile capire il comportamento della Fiat a Melfi. Questo scontro sulla reintegrazione dei tre lavoratori licenziati pone al centro del dibattito una scelta nella quale l’azienda ha probabilmente torto, perché l’ordinanza cautelare del giudice deve essere rispettata integralmente, anche se la si ritiene sbagliata. Lo scontro di Melfi distoglie invece l’attenzione dell’opinione pubblica dalle questioni assai più importanti sollevate – con piena ragione, queste – dall’amministratore delegato della Fiat, quando ha proposto al nostro Paese il suo colossale piano industriale.

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→  giugno 22, 2010


Intervista di Roberto Bagnoli

ROMA – «Il futuro di Pomigliano dipende dagli ostacoli che Marchionne pensa si frappongano al suo obiettivo strategico, raggiungere il fatidico limite dei 6 milioni di vetture. Secondo me, il maggiore è quello di avere buone automobili e una rete commerciale capace di venderle». Franco Debenedetti, liberista di sinistra, imprenditore e dal 1976 al 1978 direttore del settore componenti Fiat, è convinto che la partita decisiva sia diversa da quella che appare in questi giorni sui media.

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→  giugno 4, 2010


Sul tema della Banca d’Italia e dei suoi «proprietari » ho ricevuto in questi ultimi tempi altre lettere. I lettori hanno scoperto che le azioni della nostra Banca centrale sono nelle mani di numerosi gruppi bancari e si dichiarano preoccupati per la sua autonomia. Debbo anzitutto rassicurarli. Gli azionisti non sono in grado di influire sulla politica monetaria di Palazzo Koch, saldamente nelle mani del governatore e del Direttorio.

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