Archivio per il Tag »Cofferati«
→ maggio 30, 2003
Cofferati a Bologna
Che l’eventualità della candidatura di Sergio Cofferati a sindaco di Bologna non sia stata accolta con manifestazioni di giubilo da parte di molti bolognesi in generale, e dei prodiani in particolare, non fa stupire. Non è solo questione di profilo politico, conta anche l’orgoglio dell’alleato, urtato dall’indicazione quasi d’autorità di un personaggio che si sarà pure guadagnata tanta notorietà sul piano nazionale, ma a cui non viene riconosciuta nessuna particolare conoscenza o identificazione con la realtà locale; e si risentono i postumi della sconfitta patita con Guazzaloca.
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→ maggio 16, 2003
Il non voto? Un sollievo per tutti
Annunciando che non andrà votare per il referendum, Sergio Cofferati ha reso tutti contenti.
Le piccole imprese con meno di quindici addetti. Ha reso contenti i loro proprietari ma anche i loro dipendenti, almeno quelli che avevano capito che invece di tutele reali, il referendum promette norme pensate per le grandi imprese, un diritto astratto, non agibile in ambienti sovente famigliari.
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→ febbraio 28, 2003
Così, pian piano, l’ex leader della Cgil sta cambiando il volto dell’Ulivo
“Le accuse scatenate contro chi ha votato anche la mozione di Rifondazione sono una polemica priva di ragione, scatenata all’interno dell’Ulivo. Francamente, trovo che i liberal DS abbiano usato parole sgradevoli e offensive”. Così Sergio Cofferati nell’intervista a l’Unità di domenica 23 Febbraio. Che sull’Irak 31 senatori abbiano rotto l’unità dell’Ulivo, non è per lui motivo di preoccupazione. E che l’abbiano fatto votando due documenti, di cui uno dice il contrario dell’altro, è per lui solo “un corollario”.
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→ gennaio 28, 2003
“Spero”, scrive Sergio Cofferati a conclusione della sua intervista a Reset, “che anche il mio amico Franco Debenedetti si sia a questo punto convinto di aver sbagliato quando si è astenuto sulla legge Cirami”. Non mi sono astenuto, non avrei potuto neanche se avessi voluto, perché tutta l’opposizione scelse di non partecipare al voto finale del 24 Ottobre. Ma neppure penso di aver sbagliato: perché l’astensione, che proponevo dalle colonne del Riformista, era volta a dare non un giudizio politico sul merito della legge, ma un segnale del successo nella nostra battaglia.
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