→ dicembre 6, 2007
da Peccati Capitali
Mi dà fastidio la radio nei taxi. Mi disturba mentre penso a quello che dovrò fare o dire all’arrivo; o quando rispondo a sms o mail. Sono insofferente della musica di sottofondo, quella che Adorno chiamava commestibile: evito i locali che la servono, massimamente quelli che consumano la musica classica credendo di darsi uno stile e aumentare i prezzi.
leggi il resto ›
→ aprile 18, 1999
Quando un aereo è in scandaloso ritardo, quando un treno è improvvisamente annullato, quando la burocrazia oppone la sua stanca ottusità, insomma quando un servizio non funziona, penso che l’utente debba adottare l’atteggiamento di considerare chi gli sta di fronte – l’impiegato dietro lo sportello, il controllore, l’assistente di volo – non come un dipendente ma come il rappresentante dell’azienda, non l’ultimo anello della catena organizzativa, ma la personificazione del vertice.
La reazione dell’utente, dicono i teorici dell’organizzazione, è il solo mezzo per migliorare il servizio: quindi il cliente che «reagisce» svolge un ruolo socialmente utile. Bisogna dunque non prestare orecchio quando, di fronte a proteste di cui è impossibile non riconoscere la ragionevolezza, il poveretto o la malcapitata si difende protestando che la colpa non è sua…, che anche lui…, che il superiore…, che il regolamento… Come se l’utente, oltre a subire gli inconvenienti del malservizio, dovesse anche perdere il suo tempo nei meandri delle responsabilità, nei labirinti delle matrici organizzative.
Così quando il ministro Piero Fassino, intrappolato per ore in un aereo, ha protestato contro Alitalia in modo colorito («una bettola» secondo quanto riferiscono) ho applaudito. E quando l’altro ieri l’amministratore delegato di Alitalia, cifre alla mano, indicava nel controllo del traffico aereo il principale responsabile del disservizio di cui ogni viaggiatore è testimone e vittima, ho avuto conferma della mia teoria: protestare è un dovere civico e più la catena di comando è lunga più forte bisogna gridare. Alcune spiegazioni sono complicate: separazione verticale ed orizzontale, procedure e manovre di riattacco, angoli degli svincoli e interassi piste. Ma altre sono assai comprensibili anche ai profani: come quando veniamo a sapere che il controllo del traffico aereo è un ente pubblico, i cui dipendenti sono inquadrati in 14 organizzazioni sindacali.
Quando infine apprendiamo che questo ente risponde al ministero dei Trasporti, quello stesso che, sempre per ragioni di rapporti sindacali, ha bocciato il piano di Claudio De-matte, presidente delle Ferrovie dello Stato, per ridurne le perdite scandalose, allora tutto diventa assolutamente chiaro.
E sorge dalla memoria un ricordo, il famoso scontro che oppose proprio i controllori di volo al presidente Reagan nel 1981, all’inizio del suo primo mandato; per averla vinta Reagan non esitò a licenziarli tutti.
Nessuno auspica che da noi si applichino misure così draconiane, ma varrà la pena ricordare ai nostri governanti, ministro Treu in testa, che proprio con quel braccio di ferro iniziò una presidenza di eccezionale successo, in cui si misero le basi dello straordinario boom economico americano, che ancora’oggi continua.