Archivio per il Tag »CdP«
→ aprile 25, 2023
Caro Direttore,
la “battaglia per le nomine degli amministratori delle maggiori società italiane a partecipazione pubblica” è finita, scrive Luigi Zanda, “esattamente come con i governi di coalizione del passato: ogni partito si è preso la sua fetta”. Ha certo ragione quando accusa l’evidente diseconomia di avere due azionisti, la CDP e il MEF, alla guida di un gruppo di grandi aziende, anziché affidare questo compito a una holding di Stato: sarebbe questa “la lezione del’IRI”.
Sicuro? La storia narra una lezione diversa: nel 1992 tra IRI, Eni ed Efim, (cioè tra DC, PSI e PSDI) avevano accumulato debiti per 30.000 miliardi di Lire, che con la trasformazione in Spa di cui lo Stato era l’unico azionista, sarebbero diventati debito dello Stato. Senza l’accordo Andreatta Van Miert quello che secondo Zanda era in “gruppo compatto a servizio dellla politica industriale del Paese” ne avrebbe provocato il fallimento.
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→ aprile 7, 2021
di Carlo stagnaro e Franco Debenedetti
La gestione privata è il bene da preservare, distinguendo tra gestore e controllore. Nella concessione i difetti della governance. Una soluzione possibile: Aspi al Tesoro e non alla Cassa.
La nazionalizzazione di Autostrade appare ormai un passaggio obbligato. Sarà temporanea ed esplicita, o permanente e non dichiarata? La scelta che farà Mario Draghi avrà effetti di lungo termine: per gli assetti industriali del paese e per il giudizio sul suo governo. Attualmente, il pallino è in mano agli azionisti di Aspi: entro metà maggio l’assemblea dovrà esprimersi sull’offerta della Cassa depositi e prestiti. Se verrà accettata, il governo ancora una volta si troverà impiccato a scelte compiute prima del suo insediamento. Quella che noi consideriamo la via maestra – intervenire sulla governance e le regole del settore, senza interferire con gli assetti proprietari – appare difficilmente percorribile. Per un motivo politico: il Movimento 5 stelle fa del cacciare i Benetton un tema identitario. E per un motivo economico: la revoca della concessione ad Aspi impone penali proibitive. Anche se, finora, Aspi non ha impugnato decisioni ben più gravi, come la revisione retroattiva delle penali: se l’assemblea dicesse no alla Cassa, e il M5s facesse buon viso a cattivo gioco, non è detto che non si potrebbe arrivare alla revisione della concessione senza esborso di denaro dei contribuenti.
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→ marzo 31, 2021
Stato & Mercato
C’è voluto del tempo per smaltire, almeno in parte, il populismo, cresciuto parossistico sulla tragedia del crollo del ponte di Genova. Alcune criticità sono diventate evidenti e rimediabili: ad esempio quella dei margini molto elevati che le precedenti concessioni lasciavano al concessionario, in via di risoluzione man mano che i metodi tariffari convergeranno verso lo standard definito dall’Autorità. Altre risentono ancora di quella temperie: ad esempio quella relativa agli assetti proprietari, dove sembra prevalere l’idea di fare acquistare ASPI da CDP. Lungi dall’essere una soluzione, sarebbe invece un grave, duplice errore: perché così il perimetro dell’intervento dello Stato si amplierebbe significativamente, inglobando una struttura privata rilevante per dimensione e per importanza. Ma soprattutto perché verrebbe fatta passare come risposta ai problemi sistemici che il crollo ha messo in luce. Sistemici, perché Genova non è il solo caso di crollo verificatosi sulla rete stradale, anche là dove non era di proprietà privata. Perché si verificano i crolli? Che cosa si deve fare per evitare il che si ripetano? A queste domande la nazionalizzazione non offre risposte.
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→ settembre 8, 2020
Intervista di Andrea Montanari a Franco Debenedetti
Per l’ex senatore e saggista l’ingresso dello Stato, tramite Cdp, in Autostrade, rete unica e forse Borsa non è positivo
Le reti e le infrastrutture di connessione, telefoniche o via web, sono considerate l’asse potante dell’economia di un Paese. Ma in Italia assistiamo a un’accelerazione di interventismo statale, ovviamente sempre a mezzo Cassa Depositi e Prestiti. Per la rete unica per la banda ultra larga è stata costituita una società tra Cdp e Tim i cui confluiranno la rete di Tim e Fastweb da un lato e quella di OpenFiber dall’altro. Un processo che richiederà molti mesi per diventare operativo. L’altro fronte è quello di Autostrade per l’Italia, da cui dovranno uscire i Benetton. E perfino Cornegliani, una media azienda di abbigliamento di lusso per uomo. Si parla di Cdp anche per la Borsa Italiana (vedere articolo a pagina 3) oggi di proprietà del London Stock Exchange che per motivi antitrust dovrà venderla. Sarebbe un paradosso se il luogo simbolo del mercato fosse nelle mani dell’ente simbolo della sua negazione. Dovremmo attrarre più aziende a quotarsi, a fare lo sforzo di affrontare il giudizio del mercato, e di farne fonte di f8nanziamento: ma se anche la Borsa diventa di Stato, il messaggio che si manda ad aziende e a investitori è che l’Italia è una economia socialista.
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→ luglio 16, 2020
Cdp non dispone di risorse specialistiche sulla gestione del rischio e anzi viene ad avere lo stesso conflitto di interessi tra fare profitti e fare manutenzione che veniva imputato ad Atlantia
Roma locuta, causa finita? Non proprio, anzi c‘è il rischio che nella “soddisfazione generale” per l’accordo su Autostrade, resti insoluta la questione principale, che non è più quella economica, su cui pare si sia raggiunto l’accordo.
Di grandi disastri, non dovuti a cause naturali, ne sono capitati altri, penso alla Exxon-Valdez, o alla Deepwater Horizon, e prima al Bhopal. Tutti sono riconducibili a una inadeguata valutazione del rischio: ormai si è imparato che la prima cosa da fare, oltre a contenere o rimediare ai danni, è rivedere come e da chi nell’azienda viene accertato il rischio, e a che livello delle strutture gestionali e societarie vengono portate le relative segnalazioni. Questo è quello che l’azionista avrebbe dovuto fare e il governo pretendere da subito.
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→ ottobre 15, 2018
Il governo ha convocato alla cabina di regia per gli investimenti, oltre Cdp, solo le aziende di cui è azionista di riferimento, e di cui nomina i vertici. Quando lo Stato entra direttamente nella gestione di imprese, scatta il conflitto di interessi
C’era mezzo Governo – Luigi Di Maio, Paolo Savona, Danilo Toninelli, Barbara Lezzi, Giulia Buongiorno, Giancarlo Giorgetti – martedì scorso nella sala verde di Palazzo Chigi, ad ascoltare dalla viva voce del premier Conte quello che si sta facendo per favorire gli investimenti: codice degli appalti, riforma del fisco, riforma del codice civile, massiccio piano di semplificazione burocratica. A precisare l’entità degli Investimenti pubblici era Giovanni Tria medesimo: 15 miliardi nel triennio oltre ai 5,7 miliardi già stanziati, quindi in totale 20,7 miliardi.
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