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Archivio per il Tag »carlo rovelli«

→  giugno 8, 2024


Da Putin ad Hamas. Caro Rovelli, ecco i veri criteri per scegliere chi votare

Era già stato nel gennaio 2023 per la mobilitazione “Natale in tempo di pace” a Verona; poi, nell’aprile 2024 per la traduzione del rapporto “Arming Europe” sugli effetti della spesa militare in Italia e in Europa. Figuriamoci se Carlo Rovelli poteva resistere alla tentazione di scrivere, alla vigilia delle elezioni, una disamina delle posizioni dei partiti politici italiani in merito a quello che è il suo chiodo fisso: una riduzione bilanciata globale delle spese militari, come mezzo di risoluzione dei conflitti e dei massacri in corso.
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→  maggio 13, 2024


Al direttore.

Lei vuol farci credere che Putin abbia invaso l’Ucraina per ricostruire l’impero russo e sbaragliare l’occidente; che il pogrom del 7 ottobre volesse dimostrare la vulnerabilità di Israele e quindi la possibilità di scacciare tutti degli ebrei dal fiume al mare. Si sbaglia, sostiene Carlo Rovelli nella sua prefazione alla traduzione italiana del rapporto di Greenpeace sugli effetti della spesa militare, pubblicata nei giorni scorsi come editoriale sul Corriere della Sera. Questo “scenario da brivido” sarebbe invece dovuto “all’immensa scellerata pressione esercitata dai fabbricanti di armi di tutto il mondo”. America, Canada, Europa, Australia e Giappone, perduta la loro gigantesca supremazia economica, hanno ormai praticamente solo la supremazia militare. “Gli smisurati proventi dell’industria militare, secondo Rovelli, generano un potere che spinge all’incremento degli armamenti e al loro uso per il solo motivo che qualcuno ci guadagna”. Perfino In Italia, “un personaggio che ha giocato un ruolo centrale per la potente industria militare italiana è ora ministro della Difesa e ha fra le sue priorità l’aumentare, per lucro, la vendita di armi italiane”. L’illustre scienziato avrebbe potuto aggiungere che è per aumentare i profitti della IG Farben con la produzione del Zyklon B che si costruirono i campi di sterminio, e della J.A. Topf und Söhne con la fabbricazione dei forni. E che da noi fu forse per sostenere l’industria delle spade che si chiese agli aratri di tracciare il solco. Cordialmente.

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→  gennaio 12, 2023

Questo che segue non è un documento mio, ma quello che avrei voluto scrivere. “Quel Grido da Verona” di Carlo Rovelli sul Corriere dell’8 Gennaio mi aveva profondamente infastidito. Ma quello che mi ha davvero indignato è che la pagina dei commenti del giornale della borghesia italiana, su cui siamo soliti leggere i profondi ragionamenti e le sagge riflessioni di Angelo Panebianco, di Sabino Cassese, di Mario Monti, più recentemente di Alberto Mingardi venissero lordate da una, non breve, “lezione” di sedicente pacifismo. Ricevo oggi una replica di Giovanni Cominelli che mi sembra faccia ragione delle intollerabili falsità e distorsioni del brano del noto fisico. Lo pubblico qui, sicuro che incontrerà consensi.

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→  settembre 9, 2022


Al Direttore.

“Esiste un filo tra lettori ed elettori?” si domanda il direttore. In realtà tra le copie vendute dai libri dei politici e i voti raggiunti nelle passate elezioni sembra non esserci relazione; ma “frugando in modo malandrino” nei database dei numeri “si scopre qualcosa di interessante sulla loro capacità di appassionare, di coinvolgere, di incuriosire e di intrigare”. La domanda di Cerasa può estendersi: tra intellettuali che scrivono ed elettori che leggono, che filo esiste?

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→  novembre 24, 2020


La capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee è diminuita di 250 miliardi di euro, circa il 25 per cento. Perché le azioni dei governi dovrebbero seguire il modello Amazon

Per liberare Dehli dai cobra che la infestavano, gli inglesi offrirono un premio per ogni carcassa di quel rettile; naturalmente gli indiani si misero ad allevare cobra, e quando il governo, accortosene, abolì il premio, gli indiani se ne liberarono: il risultato fu di avere di molto aumentato il numero dei rettili in circolazione. Il famoso caso è richiamato da Simon Samuels su Financial Times del 17 Novembre a proposito del divieto imposto alle banche di distribuire i circa 60 miliardi di euro di dividendi previsti per il 2020, per rendere i loro bilanci più pronti a sopportare i danni economici del Covid-19. Con la conseguenza che la capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee diminuisse di 250 miliardi di euro, circa il 25%: logico, prendere un dividendo è la principale ragione per cui i risparmiatori comprano azioni di banche. Ma le banche hanno bisogno di capitale per fare prestiti, e la caduta del loro valore in borsa gli rende più difficile trovarne altro sul mercato. Risultato: diminuiscono i crediti proprio quando sarebbero più necessari. Non basterà eliminare il divieto, l’effetto perdurerà per anni: i risparmiatori hanno buona memoria.

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