→ febbraio 11, 2009
da Peccati Capitali
C’é rapporto tra Carlo De Benedetti che lascia gli incarichi operativi nelle aziende che ha creato, e il clima politico seguito alla grande crisi finanziaria? In una prima fase, anni ’70 e ’80, Carlo De Benedetti é stato il simbolo di un capitalismo nuovo per il nostro Paese, trasgressivo verso l’establishment dei salotti buoni e aggressivo nel cogliere le opportunità delle prime liberalizzazioni: chiamato a raddrizzare le Fiat, ne esce dopo 100 giorni sbattendo la porta, salva l’Olivetti, espugna in Francia la Valeo, sfida Craxi sulla Sme e Berlusconi in Mondadori, lancia un’OPA sul Credito Romagnolo, rompe con Omnitel il monopolio Telecom.
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→ gennaio 27, 2009
Parla Franco Debenedetti: «Ragioni politiche contrastano spesso con ragioni industriali»
ROMA — Franco Debenedetti confessa che quando ha appreso la notizia il passato gli è scorso
davanti agli occhi come un rapidissimo flashback: «Una carrellata dei suoi successi e anche
delle sue sconfitte, degli entusiasmi che ha suscitato, delle energie che ha catalizzato. Che
vuole, abbiamo lavorato trentacinque anni insieme…».
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→ ottobre 26, 2008
Compito di chi ci guida é evitare che l’emergenza porti a un assetto economico piú blindato e meno trasparente
Il libro di Carlo De Benedetti e Federico Rampini va letto come un atto d’accusa contro una classe dirigente incapace di rimuovere gli ostacoli.
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→ settembre 27, 2008
L’intervista
Senatore Franco Debenedetti, suo fratello prenderà anche la cittadinanza svizzera…
«… se potessi lo farei anch’io. Ma ho preso una casa a Dobbiaco. E poi, come sanno gli esegeti della nostra famiglia, io sono quello “attaccato” e in questo caso alle Dolomiti. (Il riferimento è al fatto che l’ ingegner Carlo ha cambiato il cognome da Debenedetti a De Benedetti, ndr). Però posso sempre andare in Austria. A piedi».
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→ novembre 12, 2004
Due fratelli: dalla dritta del padre per non sprecare dentifricio ai 35 anni di lavoro insieme, alle carriere separate. Ma sempre dalla stessa parte della «barricata»
Ricordo che eravamo in maniche di camicia, doveva essere fine estate. Estate del 1944, sul balconcino che dava sulla Pilatusstrasse, a Lucerna, dove eravamo scappati nel novembre di un anno prima. Dopo ripetuti tentativi andati a vuoto, toccò ad un soldato della Armee di essere centrato da un tuo sputo. Era uno sputacchietto infantile, ma il milite non gradì. Snidato il cecchino, ebbe fornita sul campo la dimostrazione di come un padre italiano inculca il rispetto per le Forze Armate della Confederazione nei suoi figli. In entrambi i suoi figli.
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