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Archivio per il Tag »capitali«

→  aprile 15, 2016


Atlante reggerà sulle sue spalle il mondo? Sulle prime sembrava davvero un gigante la struttura allestita da governo e Banca d’Italia: Cassa depositi e prestiti, fondazioni, grandi banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio, tutti mobilitati per risolvere il problema delle banche in difficoltà, e impedire che un generale clima di sfiducia e l’aggressività di fondi stranieri sortissero effetti indesiderati, ossia che dalle ricapitalizzazioni uscissero assetti proprietari imprevisti o perdite eccessive dallo smobilizzo di crediti in sofferenza. Sembrava che, per aggirare il divieto al classico bail-out da parte dello stato, si fosse organizzata una sorta di salvataggio, più o meno spontaneo, da parte del sistema finanziario nazionale. A dissipare ogni dubbio, alla guida è stato posto un gestore di rinomata esperienza, un liberista educato a Chicago, Alessandro Penati. In ventiquattr’ore tutto si ridimensiona: le spalle di Atlante sono meno potenti, più piccolo il mondo che regge. Per la massima parte (70 per cento dei fondi) servirà a tamponare gli aumenti di capitale in corso, confidando che la sola reputazione dei soci valga a infondere un po’ di fiducia nei disamorati sottoscrittori, e impiegherà quel che resta per acquistare le tranche junior delle cartolarizzazioni previste per i Non performing loan (Npl), sperando che questo consenta di mantenere le tranche senior a prezzi vicini ai valori di carico delle banche. In sostanza, la vecchia guardia bancaria, ispiratrice dell’iniziativa, ci manda a dire tre cose: i prezzi di mercato sono sbagliati, le norme europee sono inadeguate e la concorrenza tra banche è inappropriata. Meglio quindi “fare i prezzi” degli asset a tavolino, riscriversi le regole in casa e infischiarsene dei conflitti d’interessi e delle distorsioni competitive, tornando alle assicuranti, italianissime “logiche di sistema”.

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→  luglio 30, 1995


È noto quelli che mancano nel mondo non sono i capitali, ma le occasioni di buoni investimenti. È necessario pensare a una duplice azione: per attrarre maggior investimenti dall’estero, e per renderli rapidamente attivi. Quanto alla disponibilità a investire sull’Italia, sembra che essa sia superiore a quanto abbiamo fatto per meritarcela. stando almeno ai dati rilasciati dall’Ufficio Italiano dei Cambi, riferiti dalla Stampa del 27 luglio: un saldo del movimento di capitali positivo per 4.600 miliardi nei primi sei mesi del ’95 contro un dato negativo per 10 mila miliardi nello stesso periodo dello scorso anno, con investimenti esteri per 11.700 miliardi. Anche l’afflusso del prestito obbligazionario in yen, che ha contribuito al record della bilancia dei pagamenti, conferma la fiducia, se non nella nostra valuta, nella credibilità finanziaria del paese.

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