→ febbraio 26, 2003
Conflitto d’interessi. L’anomalia irrisolvibile per legge
La legge Frattini sul conflitto di interessi, approvata al Senato e che riprende il suo iter alla camera, è una legge inutile. Infatti il conflitto di interessi consiste nell’essere Berlusconi sia presidente del Consiglio sia proprietario di metà del sistema televisivo italiano. Questo è il nodo da sciogliere: se Berlusconi vuol farlo, non ha bisogno che glielo comandi una legge approvata dalla sua maggioranza; e se non vuole, non farà passare nessuna legge che glielo imponga.
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→ settembre 16, 2002
Non ero in piazza San Giovanni. E non commetto l’errore di giudicarla solo da alcuni spunti. Per quelli che la pensano come me Berlusconi è l’avversario e il suo governo sta facendo male: ma ciò non significa dire che è «estraneo alla democrazia», né proporsi di estrometterlo a spallate giudiziarie, né tanto meno poi equiparare Bush a Saddam Hussein. Su nessuna di queste tre cose una sinistra riformista, che si batta per governare un paese occidentale a economia di mercato, può essere d’accordo.
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→ marzo 1, 2002
All’inizio la denuncia del pericolo di trovarsi in un «regime», il paragonare Berlusconi ad Arturo Ui, descrivere il suo governo come fascista o nazista erano un espediente retorico.
Ma poiché «sottile è la linea che separa il resistente dal retore» come scrive Adriano Sofri, e le parole pesano, a un certo punto l’indignazione per il regime si saldò con l’osservazione che in Italia Berlusconi ha raccolto solo il 45% dei consensi, ne dedusse che il 55% gli era contrario, sognò una «santa alleanza» per batterlo.
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→ dicembre 29, 2001
Risposta a Vattimo e ai buoni sentimenti
Gianni Vattimo, che mi prende a simbolo di chi va “da sinistra a destra in nome dello sviluppo” (“l’Unità” del 27 Dicembre), si decida: o le tesi che io sostengo e diffondo gli provocano “sempre più marcati dissensi”, oppure i miei sono veramente quello che gli appaiono, e cioè dei “tradimenti“. C’è una radicale differenza: i dissensi li si discute, i traditori si condannano. Nel primo caso si parla di logica e di politica. Nell’altro si istruisce un processo: in cui chi si ritiene giudice in quanto depositario della verità indaga sulle “evoluzioni”, soppesa le aggravanti per chi ha “persino” responsabilità parlamentari, chiede la damnatio di chi “(ancora?) non ha compiuto” una così “stupefacente evoluzione”, “inspiegabilmente sempre più berlusconiana”. “Francamente” sorprendente!
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→ agosto 11, 2001
Dal “Wall Street Journal” all’“Unità”, quattro storie e un unico paradosso
Questa volta partita non doppia, ma quadrupla, con quattro personaggi, ciascuno con una propria carta da giocare.
Il primo si chiama Alberto Mingardi, e la carta che mette sul tavolo è una pagina del Wall Street Journal Europe. “Date una chance a Berlusconi” è il titolo dell’articolo, e non sorprende trovarlo sul giornale della destra conservatrice. (Singolare è che ad avere tre colonne nella pagina degli editoriali sia un ragazzo italiano che non ha ancora 20 anni).
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→ luglio 15, 1999
L’Economist quasi sempre, liberal qualche volta, gli altri quasi mai. Questa la mia personale consuetudine di lettura dei settimanali. E dunque quanto segue è influenzato da questa premessa: che del resto i direttori dei settimanali conoscono bene, visto che si tratta di uno strumento editoriale che più di tutti gli altri ha pagato un duro prezzo all’affermarsi della televisione, privo com’è rimasto della capacità sia di produrre notizie – vista la contrazione frenetica dei tempi avvenuta negli ultimi anni – che di aspirare approfondimenti esclusivi, prima che sia schermo a farlo.
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