Le operazioni che hanno per protagonisti la Banca Popolare di Milano (Bpm) e il Banco Popolare sono di eccezionale importanza.
Perché, nel tormentato quadro del nostro sistema bancario, tra banche venete da salvare e banca toscana da risanare, tra capitali da raccogliere e sofferenze da vendere, questa è l’unica operazione apparentemente con il segno più. Perché queste sono, per dimensione e storia, le due principali banche della Lombardia. Perché così si vuole porre fine al sistema che si reggeva sul voto capitario, e che consentiva il potere delle sigle sindacali all’interno e l’influenza della politica all’esterno: le ragioni cioè che mi indussero a dare le dimissioni da consigliere della Bpm, e di cui diffusamente scrissi su queste colonne.
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