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→  ottobre 23, 2010


di Giuliano Ferrara

I gruppi TLC le vogliono, le TV locali sono cintrarie a cederle ma Tremonti vuole racimolare soldi. Riuscirà?

Il governo cerca di incassare un paio di miliardi di utili per il decreto Milleproroghe o per un decreto pro sviluppo. Le tv, in particolare quelle locali, non vogliono cedere gratuitamente un bene che dicono di utilizzare ancora. E le compagnie di telefonia mobile reclamano maggiore spazio nell’etere per i nuovi servizi. Sulle frequenze televisive è in corso una partita, giocata finora a carte coperte, che intreccia politica, authority, società televisive e gruppi telefonici.

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→  ottobre 20, 2010


di Luigi Zanda

Domanda del senatore pd: il federalismo demaniale verso cui andiamo è compatibile con l’alienazione del patrimonio statale?

Al direttore.

Sul Foglio di lunedì lei affronta il problema dei problemi, quello del nostro mostruoso debito pubblico. Non scioglie però il nodo del rapporto tra debito pubblico e federalismo. E cioè se il debito pubblico di uno stato che si trasforma da unitario in federale non debba essere imputato, almeno in parte, alle regioni che hanno concorso a formarlo. Cosa deve fare un paese con un debito spaventoso, pari al 118 per cento del pil, per ridurlo consistentemente e, nel contempo, finanziare una spesa qualificata (precondizione di ogni politica di crescita) e aiutare la circolazione di capitali privati agganciandoli “a una strategia della ripresa”?

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→  ottobre 20, 2010


di Carlo Stagnaro

Tra beni immobiliari e società controllate, gran parte del patrimonio pubblico è di regioni e comuni. Tremonti li incalzi

Il programma con cui il Pdl ha vinto le elezioni prevede la “liberalizzazione dei servizi privati e pubblici” e la “liquidazione delle società pubbliche non essenziali”. Le due cose vanno assieme, o non vanno: la privatizzazione di un monopolio è il mero trasferimento di una rendita, la liberalizzazione in presenza di colossi pubblici è fatalmente monca. In più, la cessione di beni mobiliari e immobiliari può sia fornire risorse al governo, sia rivitalizzare il mercato. Ma quali sono gli asset alienabili?

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→  ottobre 18, 2010



Vendere, vendere, vendere. Ma vendere allegramente, orgogliosamente, per finanziare cultura, sapere, ricerca, crescita. Per ridurre il debito pubblico, che è largamente inferiore al valore del patrimonio immobiliare dello stato italiano. Vendere per allargare il settore privato e ridimensionare l’abnorme spazio del pubblico. Uno spazio che sa del secolo scorso e di quello che lo precede, un anacronismo, uno spreco inutile nella forma dell’immobilizzo. Vendere e liberalizzare, autorizzare, creare condizioni di business, far circolare i capitali privati (che sono ingenti e paralizzati dalla paura), agganciarli a una strategia della ripresa. Qualche caserma dismessa in meno, qualche grattacielo in più.

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→  ottobre 6, 2010


di Giuliano Ferrara.

I consigli al governo in una ricerca di prossima pubblicazione del capo economista di Bankitalia: non solo modello tedesco

Una politica industriale serve, purché non ricalchi quella discrezionale e dirigista degli anni Settanta, e si ispiri al modello tedesco non solo nelle relazioni sindacali ma anche come proiezione del sistema paese. Sono le indicazioni contenute in un paper in corso di limatura scritto anche dal capo dell’area ricerca economica della Banca d’Italia, Salvatore Rossi.

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→  ottobre 4, 2010


di Giuliano Ferrara

Ci sono cose insopportabili al gusto del mondo. Una di queste è la destra. La destra che parla a voce alta, che pretende di avere dei diritti, che strepita e gesticola e magari bestemmia, oppure che prega e assume pose devote. Bestemmia o preghiera, aggressività o vittimismo, non importa.
La destra è sempre repellente. Non corrisponde al canone del mainstream, dell’ideologia corrente. Una volta è troppo ignorante. Un’altra volta è sofisticata in modo luciferino, è cultura caduta dall’empireo delle buone intenzioni solidali, è esoterismo, elitismo. La destra non piace al punto che contro di lei è eccitante la bastonatura.

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