Caro Romano,
per risolvere il problema della rete telefonica, adesso si parla molto della soluzione inglese, e si cita Openreach. Fino a poco tempo fa, anche autorevoli commentatori pensavano che quella adottata dalla Gran Bretagna fosse una separazione societaria, e sembrava pedanteria replicare puntigliosamente che si tratta invece di una separazione funzionale, che riguarda il cosiddetto ultimo miglio e non tutta la rete.
Almeno questo ora pare acquisito. Ma è subito nato un nuovo equivoco, su come implementare la soluzione: si dà per scontato che non esista altro modo per realizzarla che imporla per legge. Tanto radicata è da noi la propensione al costruttivismo giuridico. Openreach invece non è il risultato di una legge, ma di un contratto, proposto da British Telecom, cioè dal regolato, e accettato dal regolatore Ofcom.
La differenza è sostanziale. Il clima collaborativo di un contratto liberamente sottoscritto, specie in casi intrinsecamente controversi, è più efficiente (oltre che più ”civile”) di quello prescrittivo dell’imposizione per legge. Ma soprattutto la legge ha una rigidità molto maggiore di un contratto: ed è proprio facendo il bilancio tra i costi certi e irreversibili della separazione societaria e i benefici incerti che potrebbe portare, in un settore in cui la tecnologia ridisegna di continuo mercati e aziende, che già nel Novembre 2003 l’OCSE suggeriva soluzioni del tipo Openreach al problema dell’ultimo miglio.
Risposta di Sergio Romano
Contratti di questo genere funzionano al meglio dove il capitalismo è forte, lo Stato autorevole e i due interlocutori sono legati da un rapporto di reciproca fiducia. Sono più difficili là dove ciascuno dei due è debole e diffida dell’altro.
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aprile 12, 2007