War Room Books – Davide Giacalone discute con Franco Debenedetti
War Room, 07 febbraio 2025
Il diario di un ragazzo e la nostra storia
AMATE LINGUE OSTILI
Davide Giacalone ne discute con Franco Debenedetti, Ingegnere, Manager, Presidente Istituto Bruno Leoni, autore di “Due lingue, due vite” (Marsilio)
«Invecchiare si può, ma proprio come Debenedetti
di Stella Pende, 04 febbraio 2025
Caro Corriere, per merito di Marco Pogliani, amico prezioso, ricevo ogni giorno una sua piccola rassegna stampa condita da commenti e canzoncine ad hoc. L’altro giorno ha segnalato una vostra intervista a Franco Debenedetti (Corriere, 2 febbraio), intellettuale, visionario e di più. Come raccontate, Franco Debenedetti ha 92 anni. Appare in foto con una ricca chioma candida, confessa di amare la montagna e lo sci. Quando voi insistete sulla rarità di umani che a quell’età possano concedersi il lusso di abitudini riservate alla giovinezza, lui vi risponde serafico: mangio di tutto e scivolo nel sonno.
Atto d’accusa
di Mattia Feltri, 04 febbraio 2025
In un libro molto bello, struggente, appena uscito per Marsilio Arte (Due lingue, due vite), Franco Debenedetti pubblica il diario che tenne oltre ottant’anni fa, quand’era un ragazzino di dieci e undici e dodici anni, in fuga con la famiglia dalle leggi fasciste e razziste.
Il «fuoco amico» di Franco Debenedetti sul fratello
di Gustavo Bialetti, 04 febbraio 2025
Gli anni passano e la famiglia De Benedetti, attaccato o staccato dipende dai fratelli, non si smentisce mai. Franco, 92 anni, e Carlo, fresco novantenne, amano farsi intervistare e dire la loro sul mondo. Ma già che ci sono, si punzecchiano sempre. Ieri è toccato a Franco, con una paginata sul Corriere in cui non ha mancato, per la ventesima volta, di puntualizzare che Carlo «non so perché, ha separato il cognome, ma all’anagrafe è tutto attaccato». Però la notizia, questa volta. c’è ed è notevole.
Debenedetti: «Decisi di andarmene dalla Fiat quando Romiti offese mio fratello. Mio figlio precipitò sulle Dolomiti»
di Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese, 03 febbraio 2025
Franco Debenedetti: «Il caso dell’eredità di Vattimo? Caminada è innocente. Io a 92 anni non smetto di sciare»
Franco Debenedetti, è vero che a 92 anni va a sciare?
«Certo. Sulle Tofane. E a Dobbiaco».
Come si arriva alla sua età in piena forma?
«Mio padre è morto a 99 anni: una piccola beffa per uno come lui, che voleva arrivare a cento a tutti i costi».
Genetica, dunque?
«Non so. Posso però dirvi che bevo un bicchiere di rosso a pasto e mangio di tutto, tranne la testina. E ho sempre coltivato il piacere di scivolare nel sonno accompagnato da un bel libro».
Intervista a Franco Debenedetti sul suo libro “Due lingue, due vite. I miei anni svizzeri 1943 – 1945″ (Marsilio Ed.)
di Michele Lembo, 27 gennaio 2025
“Intervista a Franco Debenedetti sul suo libro “Due lingue, due vite. I miei anni svizzeri 1943 – 1945″ (Marsilio Ed.)” realizzata da Michele Lembo con Franco Debenedetti (economista, saggista).
Nel corso dell’intervista sono stati trattati i seguenti temi: Antifascismo, Antisemitismo, Debenedetti, Decessi, Donna, Ebraismo, Ebrei, Emigrazione, Fascismo, Fotografia, Germania, Giorno Della Memoria, Guerra, Italia, Libro, Lingua, Olocausto, Rifugiati, Segre, Storia, Svizzera, Violenza.
Franco Debenedetti: la mia fuga “in Isvizzera” per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste
di Michele Novaga, 26 gennaio 2025
Nel libro Due lingue, due vite: i miei anni svizzeri 1943-1945 il manager ed ex senatore della Repubblica italiana racconta il diario della fuga in Svizzera per sfuggire ai nazifascisti. Ma anche i tempi trascorsi da rifugiato con la famiglia a Lucerna fino alla fine della guerra e lo studio di una nuova lingua: il tedesco.
Leggere fa bene alla Ragione
07 gennaio 2025
Un libro scritto da un ragazzino, iniziato quando ancora doveva compiere gli undici anni, un libro tirato fuori dal cassetto dove solita- mente queste cose finiscono, se non vanno perdute, ha il potere di porci un problema su cui dobbiamo quotidianamente vigilare.
La famiglia Debenedetti, ebrei piemontesi, era sfollata in campagna nel 1942 per sfuggire ai bombardamenti che, fra le altre cose, avevano distrutto la fabbrica costruita dal padre. Il quale nel 1943 decide di trasferirsi in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni razzia- li. Nell’intraprendere questo non facile passaggio – altre famiglie erano state respinte – la signora Debenedetti, cattolica, suggerisce ai figli di tenere un diario. E il libro è il diario di Franco, accompagnato da alcune sue considerazioni e inquadrature storiche.
Un libro raggiante e spaventoso
di Diego Gabutti, 04 gennaio 2025
Franco Debenedetti è la pecora bianca della famiglia Debenedetti, dove la pecora nera (agli occhi, beninteso, dei suoi avversari) è il fratello Carlo, editore e finanziere, nonché «De Benedetti» (immagino per qualche forma di snobismo) invece che «Debenedetti».
Nessun avversario, invece, e niente snobismi, per Franco Debenedetti. Ingegnere, imprenditore, liberale e persino un po’ liberista, contemporaneamente presidente dell’Istituto (neoliberista hard) Bruno Leoni ed ex senatore Pds e Ds, Franco Debenedetti racconta in questo suo vecchio diario gli anni dell’esilio in Svizzera, tra il 1943 e il 1945, che lo introdussero a «due lingue e due culture»: quella tedesca (Thomas Mann, poi Thomas Bernhard) e quella (democratica) italiana, sopravvissuta alle violenze e alle distorsioni del regime.
La via del ricordo, la via del rifugio. Le due vite di Franco
di Fiona Diwan, 03 gennaio 2025
Da Asti a Lucerna, 1943-1945. In un memoir di Franco Debenedetti, rivive il bambino che era mentre racconta la fuga verso Chiasso, la vita in Svizzera, il bilinguismo italiano-tedesco, la doppia identità. Il memoir sarà presentato alla Fondazione Corriere il 6 febbraio
Non è banale pensare a un bambino di dieci anni che da Asti fugge in Svizzera con la famiglia e che in piena guerra scrive un diario perfetto, con la tenera e regolare calligrafia di uno scolaro delle elementari, e poi incolla ritagli di giornale sul diario e doviziosamente documenta con fotografie ciò che vive e scrive. Un bambino che ancora non ha fatto il bar-mitzvà che ascolta e trascrive le sue giornate a Lucerna, che impara il tedesco in poco più di tre mesi per poter accedere al Ginnasio Cantonale, che affronta l’ignoto con vorace curiosità tuffandosi in un mondo sconosciuto dopo essere passato attraverso il buco del filo spinato che, nei boschi intorno a Chiasso, divideva l’Italia dalla Svizzera, la via del rifugio.
Il punto di Paolo Pagliaro
di Paolo Pagliaro, 20 dicembre 2024
Il diario di infanzia racconta un’epoca
di Ernesto Galli Della Loggia, 14 dicembre 2024
Ottobre 1943: la famiglia Debenedetti – due bambini intorno ai 10 anni, con un apà ebreo e una mamma cattolica – riesce a fuggire dall’Italia e a raggiungere la Svizzera dove attenderanno la fine della guerra. Al più grande dei due, franco, di dieci anni (in futuro destinato come si sa a un importante ruolo pubblico) la mamma consiglia di tenere un diario. Che ora possiamo leggere, riprodotto e stampato insieme alle foto e ai ritagli di giornale d’epoca non ché ai ricordi dall’autore (Franco Debenedetti. Due lingue, due vite. I miei anni svizzeri. 1943-1945, Marsilio Arte, pp.287, s.i.p.).
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dicembre 16, 2024