Recensioni a
Due lingue, due vite

dicembre 16, 2024


Pubblicato In: Articoli Correlati


Leggere fa bene alla Ragione



07 gennaio 2025

Un libro scritto da un ragazzino, iniziato quando ancora doveva compiere gli undici anni, un libro tirato fuori dal cassetto dove solita- mente queste cose finiscono, se non vanno perdute, ha il potere di porci un problema su cui dobbiamo quotidianamente vigilare.
La famiglia Debenedetti, ebrei piemontesi, era sfollata in campagna nel 1942 per sfuggire ai bombardamenti che, fra le altre cose, avevano distrutto la fabbrica costruita dal padre. Il quale nel 1943 decide di trasferirsi in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni razzia- li. Nell’intraprendere questo non facile passaggio – altre famiglie erano state respinte – la signora Debenedetti, cattolica, suggerisce ai figli di tenere un diario. E il libro è il diario di Franco, accompagnato da alcune sue considerazioni e inquadrature storiche.

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Un libro raggiante e spaventoso



di Diego Gabutti, 04 gennaio 2025

Franco Debenedetti è la pecora bianca della famiglia Debenedetti, dove la pecora nera (agli occhi, beninteso, dei suoi avversari) è il fratello Carlo, editore e finanziere, nonché «De Benedetti» (immagino per qualche forma di snobismo) invece che «Debenedetti».
Nessun avversario, invece, e niente snobismi, per Franco Debenedetti. Ingegnere, imprenditore, liberale e persino un po’ liberista, contemporaneamente presidente dell’Istituto (neoliberista hard) Bruno Leoni ed ex senatore Pds e Ds, Franco Debenedetti racconta in questo suo vecchio diario gli anni dell’esilio in Svizzera, tra il 1943 e il 1945, che lo introdussero a «due lingue e due culture»: quella tedesca (Thomas Mann, poi Thomas Bernhard) e quella (democratica) italiana, sopravvissuta alle violenze e alle distorsioni del regime.

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La via del ricordo, la via del rifugio. Le due vite di Franco



di Fiona Diwan, 03 gennaio 2025

Da Asti a Lucerna, 1943-1945. In un memoir di Franco Debenedetti, rivive il bambino che era mentre racconta la fuga verso Chiasso, la vita in Svizzera, il bilinguismo italiano-tedesco, la doppia identità. Il memoir sarà presentato alla Fondazione Corriere il 6 febbraio

Non è banale pensare a un bambino di dieci anni che da Asti fugge in Svizzera con la famiglia e che in piena guerra scrive un diario perfetto, con la tenera e regolare calligrafia di uno scolaro delle elementari, e poi incolla ritagli di giornale sul diario e doviziosamente documenta con fotografie ciò che vive e scrive. Un bambino che ancora non ha fatto il bar-mitzvà che ascolta e trascrive le sue giornate a Lucerna, che impara il tedesco in poco più di tre mesi per poter accedere al Ginnasio Cantonale, che affronta l’ignoto con vorace curiosità tuffandosi in un mondo sconosciuto dopo essere passato attraverso il buco del filo spinato che, nei boschi intorno a Chiasso, divideva l’Italia dalla Svizzera, la via del rifugio.

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Il punto di Paolo Pagliaro



di Paolo Pagliaro, 20 dicembre 2024


Il diario di infanzia racconta un’epoca



di Ernesto Galli Della Loggia, 14 dicembre 2024

Ottobre 1943: la famiglia Debenedetti – due bambini intorno ai 10 anni, con un apà ebreo e una mamma cattolica – riesce a fuggire dall’Italia e a raggiungere la Svizzera dove attenderanno la fine della guerra. Al più grande dei due, franco, di dieci anni (in futuro destinato come si sa a un importante ruolo pubblico) la mamma consiglia di tenere un diario. Che ora possiamo leggere, riprodotto e stampato insieme alle foto e ai ritagli di giornale d’epoca non ché ai ricordi dall’autore (Franco Debenedetti. Due lingue, due vite. I miei anni svizzeri. 1943-1945, Marsilio Arte, pp.287, s.i.p.).

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