Al direttore.
Consummatum est. Il Sì ha vinto 70 a 30. Almeno non vedremo più Di Maio giulivo tagliare con le forbici striscioni di poltrone rosse. Ma gli otto milioni di italiani che hanno votato No sono un dato prezioso (magari sono anche di più, se aggiungiamo i lettori del Foglio che in scienza e coscienza avrebbero votato No e hanno invece seguito il consiglio di Giuliano Ferrara e di Claudio Cerasa di votare Sì per non lasciare che i 5 stelle si intestassero come loro una vittoria scontata). Hanno votato No nonostante le indicazioni di tutti i partiti (tranne Italia viva e +Europa), le posizioni di tutti i giornali (esclusi Repubblica e Domani) e, sostanzialmente, delle televisioni, dei talk-show e dei loro ospiti più o meno fissi. Troppi otto milioni per dire che sono i voti dell’élite; ancor più che sono della casta, quando il 97 per cento dei parlamentari aveva votato Sì in Parlamento. Lo hanno fatto avendo solo la loro testa per ragionare e qualche tweet per informarsi. Sono un patrimonio di cui tenere conto nelle nostre analisi, a cui pensare nei nostri programmi. Sono quelli su cui fare leva per salvare questo paese.
La risposta del Direttore
Unire il Sì e il No per rendere il Parlamento più efficiente potrebbe essere l’oggetto di un altro bel referendum politico: chi ha il coraggio di dire No, ora? Un abbraccio.
settembre 23, 2020