Lettera al Direttore
Giovedì scorso, in Commissione Industria, ho votato contro gli emendamenti al decreto sulla privatizzazione dell’Ina, a favore della tesi del Governo ed in modo difforme da Lega, Pds e Rifondazione. Credo di dovere spiegare a chi ha contribuito alla mia elezione la logica di tale comportamento.
Il prezzo di cessione dell’Ina verrà stabilito giovedì 23 e sarà influenzato in modo determinante dalla sicurezza che su Ina non graveranno oneri derivanti dalla passata gestione: perché gli investitori ne abbiano certezza è necessario che il decreto sia approvato entro tale data anche dal Senato.
La Lega ha presentato emendamenti: apprezzabili nelle intenzioni, discutibili quanto a strumento proposto, obbligato però ad un percorso parlamentare a tappe forzate, dunque non senza rischi (approvazione al Senato mercoledì mattina, rilettura alla Camera nel pomeriggio). Si trattava quindi di scegliere tra miglioramenti che il governo può sempre attuare, tra l’altro in modi assai più empirici, sol che lo voglia; e quello di correre il rischio di un danno patrimoniale non recuperabile.
Ho ritenuto che l’esigenza di proteggersi dal rischio dovesse avere la priorità, ed in tal senso ho votato. Quanto al resto, attenderemo l’esecutivo alla prova della sua volontà e capacità di attuare provvedimenti coerenti, proprio con il liberiamo e la trasparenza che proclama.
Ben strana cosa sarebbe se per obbligare l’esecutivo a normali azioni di «buon governo» dovessimo correre il rischio di subire un danno patrimoniale. E neppure credo che i dissensi (tra Lega e Forza Italia) intenti alla maggioranza debbano essere giocati su un provvedimento così significativo ed importante.
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giugno 21, 1994