Fra le riforme più urgenti, mercato del lavoro e welfare – Intervista
- Il conflitto di interessi. Quale soluzione?
Paradossalmente: nessuna. Intendo nessuna soluzione legislativa.
Levare il diritto all’elettorato passivo, un diritto fondamentale che la Costituzione garantisce addirittura all’art. 3, perché uno ha delle imprese, sia pure televisive, sarebbe gravissimo. Vietare di fare il Primo Ministro a chi fosse stato votato dalla maggioranza degli italiani sarebbe antidemocratico. Il divieto dovrebbe riguardare anche chi possiede giornali, o banche o compagnie telefoniche. Obbligare a vendere per la Costituzione equivale a espropriare. Perché farsi male da soli, perdere voti, cavalcando temi così controversi?
Berlusconi fu la risposta dell’antipolitica al collasso della politica provocato da un altro potere non politico, la magistratura. Il fatto che possedesse un mezzo di comunicazione fa tutt’uno con la sua “discesa in campo”. Solo dando risposte ai problemi del paese la politica può sconfiggere l’antipolitica, e restituire Berlusconi al suo ruolo, di imprenditore, se ne ha ancora voglia, altrimenti di chi ha avuto un ruolo in un particolare momento della nostra storia. Un momento comunque passato. - Qual è il reale stato dell’economia italiana?
Se intende il rapporto deficit / PIL, sarà nel 2006 peggiore del 3,8% (il 5%?) che è stato accettato da Bruxelles. Ma il grave sono le ragioni per cui ci si è arrivati: la produttività da anni cresce pochissimo, le nostre merci costano più care e non possiamo svalutare; non cresciamo. E anche questo rimanda ad altre cause, sempre più profonde: fatti culturali –la resistenza a premiare il merito, la difesa di privilegi anche piccoli-, struttura economica –nell’erogare il credito, nella mobilità del controllo delle imprese-, struttura amministrativa –una burocrazia inefficiente al servizio di uno statalismo diffuso. - La pressione fiscale. Come comportarsi?
Rispondo in modo malizioso: non certamente portando i soldi in Svizzera. Ma una pressione fiscale eccessiva, eccessiva rispetto a quello che lo stato restituisce come servizi, è un invito all’evasione. Si parla di recuperarne una parte: ma se non si abbattono contestualmente le aliquote, il recupero di fatto aumenta la pressione fiscale. E poi per ridurre l’evasione bisogna avere un fisco più semplice, che non cambi di continuo, strumenti di accertamento che non incassino, dopo anni, solo il 3% di quanto contesta. - Politica e magistratura. Interferenze?
Che l’imprenditore Berlusconi abbia degli scheletri nel suo armadio mi pare difficile metterlo in dubbio. Che la magistratura abbia usato i poteri di indagine in grado persecutorio e con fini politici, anche. Che questo rientri nella sconfitta della politica di cui parlavo prima, pure. Visto come sono andate a finire le cose, ci saremmo risparmiati distrazioni e veleni se si fosse riconosciuta l’anomalia primigenia, e ci si fosse concentrati a superarla con l’arma della democrazia, il consenso a progetti validi. Ma non dimentichiamo il malfunzionamento della giustizia. Di quella civile, giunta ormai alla paralisi. Di quella penale, come è emerso in questi giorni con la tragedia del piccolo Tommy. Non dimentichiamo il peso della magistratura in vicende finanziarie: l’ordinanza di un PM può provocare effetti che toccano aziende, proprietà, risparmiatori. - Riforme. Fatte o da fare?
Della giustizia, già che ne stiamo parlando: io sono per la separazione, se necessario anche nelle carriere, tra PM e giudici. Dell’Università e, più in generale, della scuola. Accettare di essere valutati e di valutare, sottoporsi al criterio del merito e insegnarlo. Poi, insieme, mercato del lavoro e welfare. Un mercato del lavoro in cui ci sia flessibilità in uscita, e un welfare che dia sostegno attivo a chi perde il posto e lo aiuti a reinserirsi. Il precariato non si elimina aumentando i contributi, ma riducendo la differenza di garanzie, fra gli insider che hanno tutto e gli outsider che hanno niente. - Grandi opere: quali gli ostacoli?
Vien da dire “i soldi”, ma non è così. E’ la capacità di governo: individuare le opere che servono, e porre vincoli per realizzazione e uso. Con un processo trasparente, ragionevolmente rapido. Il passante di Mestre, o l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano si finanziano con capitali privati. Bisogna levare i vincoli che impediscono al capitale privato di fare, e mettere i vincoli per ciò che non deve fare. C’è anche l’effetto NIMBI, non nel mio cortile: un Governo sicuro delle sue ragioni e autorevole sa conquistare il consenso della maggioranza. - Guerra in Iraq e Italia. Presenza necessaria?
In realtà su questo punto la distanza tra le due parti è minima: uscire dall’Irak, in accordo con il governo iracheno. Presto. Delle ragioni per cui siamo stati in Irak giudicherà la storia. - Che peso ha oggi l’Italia nel mondo?
Meno di qualche anno fa. E come potrebbe essere diversamente dopo quanto abbiam detto? La caduta del Muro (come un tempo la scoperta dell’America?) ha ridotto la nostra importanza strategica. L’allargamento dell’Europa non riconosce ruoli speciali ai Paesi fondatori. Berlusconi ha cercato di giocare entrambe le carte, un rapporto con l’America perfino in un’impresa rischiosissima, come l’Irak; un rapporto con l’Est arditamente spinto fino alla Russia. Giustissima, e da perseguire, l’intuizione di smarcasi da un europeismo subalterno a Francia e Germania, ottimo aver smascherato la doppiezza europea verso Israele, bene aver evitato che la Germania avesse un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza: ma la politica estera non si fa (solo) con i rapporti personali e le vacanze, con le barzellette e le gag. Aggiungiamo la battaglia per i dazi sulle merci che provengono dalla Cina, e il quadro è completo. Tweet
aprile 6, 2006