Polemica e-mail. Lo scontro tra Padoa-Schioppa e Gavazzi
Perché solo 92? Lusingato di essere uno dei destinatari della reazione del ministro Padoa-Schioppa all’editoriale di Francesco Giavazzi, non riesco a scacciare la sensazione di imbarazzo verso gli esclusi, lettori ed elettori, che sul conoscere e giudicare la politica economica del Governo vantano un diritto di precedenza.
Si può discutere della probabilità, in cui Giavazzi sembra credere, di una prossima recessione negli Usa, un evento che alcuni prevedono da troppi anni per poterli considerare, ove si verificasse, dei profeti. Si può discutere se riforme e tagli siano, come sembra sostenere il Ministro, fatti alternativi tra loro, e non piuttosto le une la cornice razionale per rendere accettabili gli altri, avendo da tempo constatato che riforme senza costi non esistono. Ma perché non discuterne in pubblico? Perché non cogliere l’occasione per far circolare il seguito di una contrapposizione di tesi che in pubblico erano state esposte, e farne invece oggetto di polemica tra ottimati, tutti (tranne uno) alti servitori dello Stato o illustri accademici?
Potrebbe essere, lo dico con sincero rispetto e antica considerazione per la figura di Tommaso Padoa-Schioppa, un errore di comunicazione, dunque politico.
Infatti nell’attesa che le riforme diano il loro risultato concreto, il (vice)ministro Visco non tace, anzi è prodigo di dettagliati propositi. Ma se si perde la connessione logica e temporale tra recupero dell’evasione, taglio delle spese e riduzione delle tasse, sull’economia si abbatterà un aumento della pressione fiscale, e sull’opinione pubblica un messaggio devastante. L’evasione apparirà non la conseguenza di un complessivo rapporto tra Stato e cittadini, ma il frutto di una radicata tendenza alla scorrettezza; e la lotta all’evasione non un mezzo per ristabilire equità, ma lo strumento per correggere una predisposizione genetica ad evadere. Degli italiani tutti, e non solo di “un certo tipo di pubblico”.
Quanto sia delicato l’equilibrio di consensi su cui si regge questo Governo lo ricorda – forse involontariamente – proprio il Ministro, avallando l’interpretazione secondo cui la dichiarazione a favore dell’Unione e di Prodi sarebbe costata al Corriere della Sera la perdita di una certa quantità di copie.
Rivelando orientamenti degli elettori che al Governo dovrebbero interessare più che le scelte dei lettori.
Sono fiducioso che la storia personale e la considerazione di cui gode Tommaso Padoa-Schioppa varrà a far comprendere agli italiani la razionalità di una manovra complessiva che riduca la pressione fiscale nel nostro Paese. Presto, però: tra otto anni, come si sente dire, arriverebbe troppo tardi.
agosto 23, 2006