Per le frequenze tlc gara unica alla «tedesca». In gioco ci sono proventi per 3 miliardi di euro

ottobre 26, 2010


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di Carmine Fotina

Per il dividendo digitale l’Italia pensa a un’asta sul modello tedesco. All’Authority per le comunicazioni stringono i tempi in vista della consultazione pubblica che dovrebbe essere pronta entro l’anno: si va verso una gara unica, con un pacchetto misto di frequenze destinato alla telefonia mobile (800, 1.800 e 2.500 megahertz) come già avvenuto in Germania.

Le frequenze 800 mhz (canali da 61 a 69) verranno liberate dalle tv locali in seguito al completamento dello switch off al digitale terrestre in programma a fine 2012. Il pacchetto a 1.800 e 2.500 megahertz è invece attualmente occupato dal ministero della Difesa ma utilizzato solo in minima parte.

L’iter non è né breve né scontato ma superati i vari ostacoli, a partire proprio dalle decisioni della Difesa, dovrebbe scattare una nuova gara destinata alle compagnie che puntano sulla banda larga mobile. Non sarà un’asta record come ai tempi del servizio Umts ma nemmeno una gara al risparmio come quando debuttò in Italia il servizio wimax. Per l’asta delle frequenze del cosiddetto «dividendo digitale esterno» la Germania incassò 4,2 miliardi grazie all’interesse incrociato di big come Deutsche Telekom, Vodafone, Telefonica, Kpn. La gara italiana, rapportando popolazione e dimensioni di mercato, sulla carta potrebbe produrre proventi per circa 3 miliardi. Ma le condizioni del settore e le dinamiche degli operatori (si veda l’articolo accanto) fanno in realtà stimare un importo nettamente inferiore, ottimisticamente intorno ai 2-2,5 miliardi. Solo con una manovra più ampia – teoricamente rivedendo gli attuali canoni di utilizzo di tutte le frequenze – lo stato potrebbe ottenere una dote più ricca.

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti avrebbe individuato proprio nella nuova gara per le frequenze una possibile fonte con cui sostenere risorse per lo sviluppo o comunque spese obbligatorie già nel prossimo decreto “milleproroghe”. Le regole stabilite a livello europeo prevedono che, senza bisogno di leggi specifiche, gli introiti vadano a riduzione del debito (così come avvenne del resto in occasione dell’asta per l’Umts) allentando i vincoli dei conti pubblici e consentendo a cascata anche interventi di sviluppo. Gli introiti possono in alternativa essere dirottati a misure specifiche ma con un apposito provvedimento normativo e tenendo conto che la Commissione europea in linea teorica predilige che le somme siano reinvestite all’interno del settore interessato, in questo caso il comparto tv-tlc. Anche per questo, nella sua ultima audizione al parlamento, il presidente dell’Authority Corrado Calabrò ha sottolineato l’importanza di indirizzare i proventi in parte verso gli investimenti nella banda larga fissa e mobile e in parte alla compensazione delle emittenti televisive locali che abbiano ceduto frequenze.
Le emittenti locali giocheranno un ruolo chiave in una sorta di “swap”, uno scambio con la telefonia mobile. Se in un bacino risulta libera una determinata frequenza e un’emittente locale negli anni passati ha ricevuto in assegnazione un canale destinato secondo il nuovo piano alla banda larga mobile, il canale libero potrà essere concesso alla tv locale in cambio di quello destinato alle tlc. Un meccanismo che, però, fila solo se alle emittenti arriverà qualche forma di compensazione che le incentiva allo scambio. Ma come garantirla? Sempre secondo le valutazioni dell’Authority di settore, dovrà essere una norma primaria o in alternativa una delega al governo a destinare parte dei proventi alle tv locali. Il garante spera che si faccia chiarezza già con il prossimo decreto “milleproroghe”.

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Gara su frequenze di mercato
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 22 ottobre 2010

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