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→  gennaio 6, 2015


Al direttore.

“Se avessero messo Alan Turing in un sanatorio per froci – scrive l’elefantino del lunedì – oggi saremmo tutti sudditi del Terzo Reich, molto probabilmente”. Tutti? Non lo misero in un sanatorio prima, ma dopo, in un’aula di tribunale e in un ambulatorio medico: erano, a tutti gli effetti, “sudditi del Terzo Reich”. Molto volontariamente.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  gennaio 5, 2015

RADIO1 RAI, Bianco e Nero, con Massimo Mucchetti

Il governo ha deciso: salverà l’Ilva di Taranto, la risanerà con un investimento da 3 miliardi per poi venderla. Ma è giusto che sia ancora la mano pubblica, dunque il contribuente, ad intervenire?

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Pubblicato In: Audio/Video, Varie
→  dicembre 23, 2014


Caro Direttore,
spesso anch’io, come Fubini, ho sostenuto la tesi che occorrerebbe “il vaccino dei privati nelle aziende”: in Senato negli anni “sprecati” dell’Ulivo; e poi in quelli ( sprecati anch’essi?) in cui nel Cda di Iride, l’odierna Iren, cercando di far prevalere i propositi liberalizzatori del sindaco di Torino sull’arcigna difesa della proprietà municipale del sindaco di Genova; e poi ancora in occasione dello sciagurato referendum sull’acqua. Gli obiettivi dichiarati erano efficienza e apertura al mercato, ma i ricordi di Tangentopoli erano troppo vivi per non vedere nella separazione dei ruoli il pubblico a decidere e verificare, il privato ad eseguire anche un mezzo per levare spazio alla corruzione.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  dicembre 23, 2014


Era di 300 miliardi il piano per finanziare investimenti nei paesi dell’Europa quando l’allora candidato presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, l’aveva presentato al Parlamento di Strasburgo, guadagnandosi la perentoria indicazione al Consiglio d’Europa di nominarlo. È diventato di 315 un mese fa quando la Commissione l’ha presentato. Potrebbe crescere ancora se i singoli Stati investissero anche loro nello strumento. «The sky’s the limit»: ma quanto solide sono le fondamenta di questo grattacielo finanziario?

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  dicembre 16, 2014


Nel disastro di Taranto hanno perso tutti, proprietà, amministrazione locale, stato nelle sue varie articolazioni. Per distinguere le varie responsabilità di un simile disastro, bisognerà aspettare i processi, penali e civili: anni e anni. Intanto lo stallo costa, in soldi e in consensi: con l’intervento deciso, il governo ridurrà forse le emorragie, ma noi rischiamo di smarrire – tra interventi provvisori, soluzioni ponte, approdi finali – la visione complessiva di quanto si è finora perso e perché. Farlo perbene richiederebbe di entrare nel merito dei giudizi di un magistrato, il cui operato non è stato giudicato esorbitante o illegittimo dagli organi di autogoverno della magistratura. Per cercare di fare una sorta di “screenshot” della situazione attuale, utile a giudicare le scelte che si faranno, c’è una strada: tornare indietro a un tempo precedente a quello dell’ordinanza del magistrato, riportare cioè la questione Ilva all’interno del quadro generale in cui essa si colloca fin dalla sua fondazione.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 13, 2014


di Pierluigi Panza

È un errore piccolo piccolo, scoperto grazie all’ex senatore Franco Debenedetti, ma…anche i tedeschi non sono perfetti. È successo l’altro ieri al presidente della Repubblica Joachim Gauck nel discorso all’«Italian-German High Level Dialogue». «Ogni volta che entro nel mio studio a Schloss Bellevue – ha detto – assisto a un dialogo italo-tedesco: alla parete è appeso uno splendido quadro dell’italiano Canaletto che ritrae Dresda. Girandomi, posso ammirare il Paesaggio italiano del tedesco Adolf Friedrich Harper». Ma il quadro in questione è una Veduta di Dresda da sotto il Ponte di Augusto dipinta tra il 1751 e il 1753 non da Canaletto ma dal nipote Bernardo Bellotto (nella foto, una sua raffigurazione di Dresda). C’è da dire che Bellotto, dal 1747 pittore di corte presso l’Elettore di Sassonia, nei primi tempi sfruttò il nome del celebre zio.


Una voluta omonimia a ravvicinare la fredda trasparenza dell’aria di Dresda al caldo vibrare dell’atmosfera della laguna? Oppure il sotterraneo influsso del clima dell’incontro, in cui si è discusso di realtà e di rappresentazioni, di radici comuni e di interlocuzioni difficili, di passati ideali e di recenti contrasti?
(F.D.)


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali