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→  luglio 15, 2015


Adesso che il gioco di Tsipras e Varoufakis è stato visto, tutto appare chiaro: hanno puntato sul fatto che l’Eurozona non potesse accettare il Grexit; hanno anche provato a rovesciare il tavolo con il referendum; ma alla fine hanno dovuto scoprire le carte. E i debiti di gioco, tra gentiluomini, si pagano nelle 24 ore.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  luglio 10, 2015


Il libro del neo ministro

“La crisi greca non è un caso speciale, non deriva dall’incapacità di fare riforme strutturali: rappresenta la crisi del progetto neoliberista”. Apre così il “Crogiuolo della Resistenza”, scritto, insieme a Christos Laskos, da Euclide Tsakalokis, il ministro che ha sostituito Varoufakis. Non è un instant book, è del 2012. Non è un pamphlet, è l’analisi di economisti colti ricca di tabelle e grafici, è il programma di marxisti rigorosi convinti dell’inevitabile fine della “sintesi neoliberista” su cui è costruita l’Europa. Mostra come dietro negoziazioni erratiche e comportamenti stravaganti, ci sia, preparata da anni, una strategia economica che va oltre il momento, propositi politici che vanno aldilà della Grecia.

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→  luglio 7, 2015


Tutto sommato meglio così. Con un “sì” stiracchiato a un quesito mal posto, oggi staremmo a elucubrare su sviluppi politici, dimissioni, rimpasti, elezioni, coalizioni. La scelta del popolo greco è per tutti una scelta di fare chiarezza. Da oggi pensare all’euro e pensare alla Grecia sono due cose, entrambe necessarie ma distinte.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  giugno 30, 2015


Al direttore.

Per il senatore Mucchetti, in “singolar tenzone” col professore Giavazzi, sarebbe stato “il duopolio Rai-Mediaset che in Italia ha imposto di non avere la tv via cavo”. In realtà, alle prime prove, la tv via cavo venne, letteralmente, abbattuta al suolo: la legge 14 aprile 1975 numero 103 consente al solo concessionario di stato la posa di ogni e qualsiasi rete di telecomunicazione; qualche apertura ai privati doveva venire dal decreto legislativo del 22 marzo 1991 numero 73, del quale però il ministero mai redasse il regolamento attuativo. Cioè non abbiamo la rete via cavo perché poteva posarla solo la Stet: che ritenne bene non posarla. Poco prima, il presidente della commissione Attività produttive del Senato, senatore Mucchetti, aveva affermato: “La Telecom non ha fatto molto bene, l’Italia ha un’infrastruttura debole, l’azienda è molto indebitata, e fatica a andare avanti”. Dipendenti, clienti, azionisti, mercato, siete avvertiti, non dite poi che non ve l’avevan detto: autorevolmente.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  giugno 26, 2015


In Italia il documento inviato al Parlamento e al Governo da parte dell’Autorità dei Trasporti ha rimesso sui binari corretti la questione uber pop, dopo il “700” del Tribunale di Milano, l’ordinanza che, rispondendo a una richiesta di un gruppo di tassisti, ne aveva bloccato l’attività. Ricordo che UberBlack è il servizio di limousine “nere” degli Ncc(noleggio con conducente), mentre UberPop é il servizio (ieri al centro di scontri tra i tassisti e la polizia in Francia) che consente a chiunque di utilizzare la propria auto per lavorare come autista quando crede.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  giugno 26, 2015


Troppo impegnati a inseguire Tsipras, i leader europei non si lascino sfuggire Londra mercatista, liberale e filoamericana

Non è ancora successo, ma so come andrà a finire: il solito papocchio, la Grecia resta nell’euro. Non è ancora successo, ma temo come andrà a finire: nessun compromesso, l’Inghilterra uscirà dell’Unione europea. I due fatti non sono uno conseguenza dell’altro, ma sono conseguenza di un terzo a monte di entrambi: una gestione politica dell’Europa che non esita a perdere la faccia per far restare la Grecia, e che non esita a perdere l’anima anche a rischio che ci lasci l’Inghilterra. Lloyd Blankfein ha detto che l’errore era stato accettare l’entrata della Grecia: impedendone l’uscita, si raddoppia. Allora Atene aveva falsificato i conti consuntivi, adesso falsifica quelli preventivi. Impressiona la manifestazione di debolezza: che cosa si teme? Se è per le drammatiche conseguenze per la Grecia, l’Europa – rectius la Banca centrale europea – ha risorse sufficienti per tenere a galla un paese che ne è qualche punto percentuale. Se è per le conseguenze geopolitiche per l’Europa, già ci è già stato preannunciato il ricatto a cui oggi, cedendo, ci consegniamo. Se le conseguenze temute sono poi quelle per il resto dei paesi dell’euro, è impressionante la manifestazione di debolezza che implica: i conti pubblici italiani, spagnoli, eccetera, hanno dunque la solidità delle promesse greche? Non volendo riconoscere che la rigidità rende i sistemi fragili, si pensa di rimediare alla fragilità del sistema irrigidendolo: guai se uno esce dell’euro, avanti a testa bassa, fiscal union, political union. Una situazione di insolvenza è stata trattata come crisi di liquidità, i finanziamenti sono stati spostati dalle banche agli organismi istituzionali, cioè dal privato al pubblico, eliminando la possibilità che l’aumento dei tassi segnali il rischio. Un problema economico è stato reso politico.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio