→ Iscriviti
→  dicembre 2, 2015


Tutti gli analisti si aspettano che Draghi a dicembre espanda il Qe. Una ragione in più per eliminare i malintesi che si sono formati sul suo scopo e sul suo funzionamento. L’equivoco più comune è che esso sia volto a «immettere liquidità nel sistema», affinché le banche concedano più prestiti. Le banche non sono tra le istituzioni che godono del maggior…credito, aggiungere elementi negativi, oltretutto sbagliati, non giova a nessuno.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  novembre 28, 2015


Al direttore.

Era il 2007, divampavano le polemiche sulla decisione di George W. Bush di attaccare l’Iraq, sul sostegno di Tony Blair e della coalizione dei volonterosi. All’Onu Dominique de Villepin, attingendo alla tradizione della grande retorica pubblica francese, pronunciava l’orazione contro la “muscolocrazia” degli Stati Uniti. Che oggi Hollande vorrebbe convincere a un intervento concordato in Siria. Quelli che allora consideravano un errore abbattere Saddam per eliminare il suo terrorismo, e che addebitano a quella decisione il disordine su cui è cresciuta l’Isis, oggi sostengono Assad perché sconfigga il terrorismo dell’Isis.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 13, 2015


Per essere uno che ha investito un bel pacco di soldi in una nostra azienda, non si può dire che l’abbiamo accolto tanto bene, il signor Xavier Niel. Capisco la perplessità per i complicati strumenti finanziari che ha scelto per farlo. Capisco il dissimulato fastidio di Vivendi: voleva sistemarsi con calma e garbo nella posizione in cui era venuta a trovarsi, e si trova obbligata ad accelerare i tempi dell’acclimatazione. Capisco le preoccupazioni dei vertici aziendali: a cambiamenti nell’azionariato seguono di regola cambiamenti sul ponte di comando.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  novembre 11, 2015


Per bene che il prodotto sia progettato, il successo dipende dal funzionamento della macchina, cioè la Pa.

Non l’ho studiata, la legge di Stabilità, ma ne ho letto le analisi degli editorialisti, ne ho sentito le sintesi di personaggi che hanno l’indirizzo “@governo.it”, gli uni a rivendicare i fini, gli altri, perlopiù, a criticare i mezzi. La legge infatti è un manifesto politico, che sulla base di qualche punto di decimali – come ha sottolineato Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore di domenica scorsa – estrapolati dai dati degli ultimi trimestri, si propone di non alienarsi Bruxelles, di infondere fiducia negli italiani e, soprattutto, di conquistare i consensi che permettano a Renzi di fare le cose che, se le fa giuste, confermeranno le tendenze che si intravvedono. L’Imu-Tasi, le pensioni, i contanti, gli incentivi non sono singolarmente né giusti né sbagliati, conta solo l’effetto che farà il concerto dei vari strumenti: la finanziaria è un documento rivolto all’esterno.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 5, 2015


Che cosa vuole Xavier Niel e perché sta investendo in Telecom? Che abbia scelto di fare un investimento nell’azienda puntando sul suo potenziale di crescita, è del tutto incredibile. Che voglia prendere il controllo a suon di aumento della sua quota azionaria, meno ancora. Che ci sia concerto con Vivendi è da escludere dopo le pubbliche dichiarazioni di entrambe le parti: raccontare storie all’autorità di controllo può costare molto caro. Che chi mette i soldi in un’azienda ha una sua strategia è naturale; e avrebbe interesse a palesarla per trovare alleati, anche se per ora non l’ha fatto. Comunque, se fosse per una qualsiasi di queste ragioni, non ci sarebbe motivo di agitarsi. Se Niel vuole superare Vivendi quale primo azionista, dato che non abbiamo fatto obiezioni quando Vivendi ha arrotondato la partecipazione che le risultava dagli accordi con Telefònica, non c’è ragione che si discrimini tra un francese e un altro. Che la sua strategia possa comportare anche spezzatini, fusioni, vendite, è normale, come pure che queste possano essere giudicate contrarie all’interesse nazionale: se ne parlerà quando si saprà in che consiste. E il giudizio non dipenderà dalla nazionalità del proponente: anche perché non c’è nessuna ragione per cui un italiano faccia sempre l’interesse del paese.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  ottobre 31, 2015


Nei riguardi del divieto europeo agli aiuti di Stato noi italiani abbiamo una sorta di debito di riconoscenza. E’ stato infatti grazie all’obbligo di ottemperarvi che abbiamo smontato l’IRI e fatto le grandi privatizzazioni degli anni ‘90. Non possiamo quindi essere sospettati di pregiudizio negativo se il proposito di Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza, di considerare come aiuti di Stato gli accordi fiscali di Fiat Chrysler con il Lussemburgo e di Starbucks con i Paesi Bassi, ci ha suscitato qualche sorpresa e molti dubbi.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore