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→  dicembre 23, 2017


Al direttore.

Davvero, come scrive Galli della Loggia (“Le regole senza più la sanzione”, Corriere della Sera 18 dicembre) – “gli italiani sono in […] larga misura ostili al mercato”? Dipende dalla definizione che si dà di mercato: che non è un mezzo per realizzare giustizia sociale, promuovere la crescita, favorire l’innovazione, né per qualsiasi altro fine. Il mercato è uno strumento per trovare i prezzi delle cose. L’opposto è lo statalismo, in cui è il governo a fissare i prezzi. Noi ne abbiamo avuto un assaggio quando lo Stato possedeva un buon 50 per cento dei mezzi di produzione: dubito che chi per spender meno cambia la sim del suo telefonino, o confronta offerte di viaggio aereo, desideri ritornare ai tempi in cui il vettore era solo Alitalia, il telefono solo Stet, e per avere un allacciamento elettrico bisognava attendere mesi. E infatti Galli della Loggia precisa: “Ostili, per come il mercato funziona qui da noi”.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 14, 2017


Caro Eugenio, caro Carlo,

nulla se non la fratellanza dell’uno e la semisecolare amicizia con l’altro mi autorizza ad entrare nella querelle sorta tra voi, su quali potrebbero essere le vostre scelte elettorali, in particolare ove questa dovesse essere tra Berlusconi e Di Maio. Ad altre penne dedurne riflessioni su come le decisioni da voi anticipate si pongano in relazione al vostro passato. Per eleganza evito di annotare che voi ipotizziate scelte che si verificherebbero in una situazione affatto diversa, quella in cui referendum, da voi osteggiato e da me sostenuto, fosse stato approvato e quindi fosse chiaro, a tutti e ab initio, che la legge elettorale è a doppio turno. Mi limito a dichiarare quale sarà la mia scelta, e ad approfittare senza pudore della circostanza che mi si offre per dare risonanza alle ragioni ad essa sottese.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 10, 2017


È discutibile se dire che i dati sono il petrolio dell’economia digitale sia una metafora oppure una similitudine: di sicuro induce in errore e potenzialmente fa danni. In errore perché mette sullo stesso piano l’economia dei bit e quella degli atomi, mentre se si vuol capire qualcosa dell’economia digitale, è essenziale iniziare col distinguere tra i due mondi. Fa danni perché vuole indurre i cittadini a pretendere che i loro Stati reclamino delle royalty da questo nuovo petrolio, come se non sapessimo dove son finiti i soldi estratti da quello vecchio, vale a dire a comperare auto di lusso e aerei da caccia per difenderle. Sostenere, come fa Mauro Marè (Web tax, i punti fermi da cui si deve ripartire, Il Sole 24 Ore del 5 dicembre 2017) che “le basi imponibili vanno cercate dove si formano e si trovano e cioè nei dati” e che “la chain value dell’economia digitale è nei dati”, senza analizzare le mutazioni e gli accrescimenti, di natura e di valore, che il dato subisce nell’economia digitale, significa condannarsi a non capire le “enormi trasformazioni” che essa porta con sé. I dati di un IP, in sé di valore pressoché nullo, diventano preziosi se qualcuno te li restituisce come chiave per accedere a miliardi di pagine di libri. I gesti che faccio mentre guido la mia macchina non hanno alcun valore: ma se qualcuno li registra, analizza e immette in una banca dati, questa consentirà il deep learning di un algoritmo, grazie a cui potremo, io (se lo vorrò) usare un’auto a guida autonoma, e un costruttore vendermela.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  dicembre 6, 2017


Tav, Ilva, Italia. Adesioni alla marcia fogliante contro la politica degli irresponsabili.

Al Direttore.
Certo che aderisco! Ma la protesta per l’ultimo capitolo, il ricorso al Tar volto a bocciare il piano di risanamento ora previsto dal nuovo segretario di Ilva, non deve far dimenticare quelli precedenti. E cioè le omissioni prima e le accuse poi che hanno di fatto bloccato gli ulteriori piani di risanamento previsti dalla proprietà e gestione Riva, nonché l’esproprio senza indennizzo che ne è conseguito. La matrice è la stessa.


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 2, 2017


Botta e risposta

Meno mance, più école 42
di Claudio Cerasa
Xavier Niel è uno degli imprenditori più famosi di Francia, è in possesso di un patrimonio di 6,8 miliardi di euro, nel 2010 è entrato con una quota di maggioranza nel quotidiano Le Monde e prima di fondare una delle aziende di telefonia più famose del paese (Iliad) – con cui nel 2015 ha acquistato una quota di Telecom – è diventato famoso per aver investito in molte aziende tecnologiche: Square, un servizio per i pagamenti da smartphone; Deezer, un servizio per la musica in streaming simile a Spotify; Free, che oggi è il secondo più grande internet provider della Francia; Station F, che oggi è il più grande incubatore di startup del mondo.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 28, 2017


Misure fiscali per l’economia digitale». Non inganni quel «per»: non sta al posto di «a favore di», e neppure di «riguardo a». Sta per «su», che, come ogni tassa, sappiamo equivalere a «contro». Fin dal titolo, l’emendamento 88.0.1 alla legge di bilancio approvato domenica dalla commissione Bilancio del Senato, con cui viene introdotta quella comunemente chiamata Web-tax, denuncia l’equivoco ideologico da cui nasce, e il modo tortuoso in cui si articola.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore