→ giugno 1, 1994
I temi su cui la maggioranza ha vinto le elezioni (introdurre nel paese la mentalità di mercato, liberare le forze produttive, ammodernare il mercato finanziario) non sono esclusività della destra, ma sono condivisi da gran parte del Paese, sono di grande interesse anche per l’opposizione, almeno per una sua parte. Si rilevano però numerose contraddizioni interne. Questo governo ci è costato in Europa una perdita di credibilità. I nostri alleati temono i germi del fascismo (senza prefisso) e del razzismo. Della fiducia espressa con il voto, la maggioranza sembra voler fare un uso estensivo, pretendendo di godere di un avallo a priori su ogni questione.
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→ giugno 1, 1994
Con sempre maggiore frequenza, la formazione di un governo ombra viene proposta sia come generico ricostituente per l’astenia e la sindrome depressiva della sinistra, sia come specifico rimedio polivalente: per dotarla di una cultura di opposizione, per far nascere un nuovo soggetto politico, per fare emergere una nuova leadership. Governo ombra nella accezione classica derivata dal mondo politico inglese, è tale perché segue come un’ombra i passi del governo vero, tallonandolo con controproposte in ogni sua mossa. Alla parola governo si associa l’idea di una struttura organizzata, stabile, visibile: dar vita a un governo ombra è quindi cosa diversa dall’individuare specializzazioni e competenze su argomenti specifici, quali già si formano nei lavori delle commissioni parlamentari.
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→ maggio 9, 1994
Nelle privatizzazioni «il governo, ha scritto su «La Stampa» l’ex ministro dell’Industria Paolo Savona nella sua intervista alla Stampa, aveva deciso di valutare caso per caso quale dei tre obbiettivi (sviluppo, governabilità, diffusione dell’azionariato) dovesse essere privilegiato nell’interesse generale del Paese». Non sembra trattarsi di alternative diverse: il governo si legittima anche in ragione dello sviluppo che riesce, a promuovere, e la diffusione, dell’azionariato non è un bene in sé, ma solo se serve ad evitare intrecci di interessi che frenino lo sviluppo e vendichino il controllo. In realtà la vera scelta è tra il massimizzare i proventi per i venditori (l’Iri o il Tesoro) e il cogliere l’occasione delle privatizzazioni per ridisegnare la mappa delle attività imprenditoriali nel Paese: nel senso, si sperava, della modernizzazione e dell’allargamento.
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→ maggio 1, 1994
Perché Berlusconi non le vende? Le televisioni s’intende. Proviamo a far finta di non vedere il sorriso di sufficienza con cui si risponde alle domande che appaiono troppo ingenue, e a ragionarci su. Per motivi economici, si dice: ma è poi sicuro? Il valore di Fininvest dipende in gran parte dal good will del suo capo e fondatore: Berlusconi ha inventato la televisione privata in Italia, il suo successo è dovuto alla combinazione di geniali intuizioni, compresa quella di trovarsi le amicizie politiche giuste al momento giusto, e di quotidiana minuziosa attenzione ai dettagli.
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→ aprile 1, 1994
Questo accordo Italtel Siemens rischia di restare coperto dal rumore della campagna elettorale e di non ricevere l’attenzione che merita. Anche le cose logiche sono per loro natura prevedibili, meno atte dunque a fare notizia: ed é logico che sia il cane a mordere l’uomo.
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→ marzo 29, 1994
La sinistra ha vinto solo a Torino città, mentre in tutta la regione ha prevalso il Polo della libertà e al Fatto per l’Italia sono stati assegnati due collegi con il calcolo proporzionale. Si possono sintetizzare così i risultati delle elezioni al Senato in Piemonte. Il Polo della libertà ha ottenuto 13 seggi, i progressisti 7, il Patto 2, Alleanza Nazionale 1.
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