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→  aprile 18, 2000


I 2500 miliardi riscossi dagli abbonati creerebbero problemi di concorrenza sui nuovi mercati

Per tutti i produttori di contenuti la net economy costituisce una discontinuità. In alcuni casi è una discontinuità rappresentata dal­l’ingresso in nuovi mercati: da Bertelsmann a Mediaset, da Hachette al gruppo Espresso sono molti i fornitori di contenuti che puntano a diventare anche fornitori di servizi. In altri casi la discontinuità riguarda la proprietà che passa di mano grazie alle immense risorse finanziarie rese accessibili alle internet companies: è il caso di Time-Warner acquistata da Aol o di Broadcast.com pas­sata a Yahoo! Il mutamento investe con forza anche Rai, la maggiore società editoriale italiana, e la porta fuori dal suo tradiziona­li perimetro di attività, la televisione generalista, verso nuove aree operative dove la competizione è più acuta di quella codificata nel duopolio, la creazione di valore si svolge secondo criteri differenti e gli attori sono più numerosi e dotati di tasche molto profonde.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  aprile 13, 2000


Con e-Biscom era la fuga d’amore; con Wind il matrimonio combinato; ora con Telecom dovrebbe essere un’unione per interesse.
La RAI continua a cercare un partner per allargarsi in campi al di fuori della sua attività istituzionale, radio e televisione.

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Pubblicato In: Giornali, Panorama
→  aprile 11, 2000


Quando gli scossoni di Borsa prendono i titoli di prima pagina, qual­cuno può essere indot­to a pensare che la new economy sia solo bolla specu­lativa, quotazioni stratosferi­che sottratte alla forza di gravità dei conti economici. Invece la new economy è soprattutto un nuovo settore economico, i suoi prodotti e i suoi risultati possono diven­tare altrettanto tangibili di quelli della old economy. Se c’è il terreno economico e culturale adatto. Ne è un esempio questa «storia di due città».

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  aprile 1, 2000


Prima le parole, dopo la musica; oppure prima la musica, dopo le parole? Fanno venire alla mente la disputa settecentesca messa in versi dall’Abate Casti ( diventata poi il “Capriccio” di Hofmannstahl e Richard Strauss), le ricorrenti discussioni su liberalizzazioni e privatizzazioni.
L’accusa di avere privatizzato prima di aver liberalizzato, che alcuni muovono agli ultimi Governi, e di avere così consegnato i monopoli ai privati, ha poco fondamento: nella telefonia la concorrenza c’è, ed il controllo di Enel ed Eni é ancora saldamente in mano al Tesoro.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  marzo 30, 2000


“Nella vicenda Fiat Gm, ha avuto un ruolo importante la consapevolezza di appartenere a una comunità e di assolvere anche a un dovere sociale. Certamente per una public company quei valori non avrebbero contato”. Se avesse letto questa frase di Sergio Cofferati (Era ciò che aspettavamo, La Stampa del 15 Marzo) un sorriso divertito avrebbe illuminato gli occhi vivaci del mio amico Mark Roe. In quella frase Mark che insegna diritto societario alla Columbia Law School, ed il cui Manager forti, azionisti deboli (ed. Il Sole 24 Ore) é famoso anche da noi, tanto da essere più citato che letto avrebbe trovato conferma alla sua tesi dalla incompatibilità tra public company e socialdemocrazia, e delle ragioni per cui in Francia e Italia persiste il modello del capitalismo familiare.

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Pubblicato In: Giornali
→  marzo 24, 2000


Vi abbiamo spiato per anni, ma l’abbiamo fatto per il vostro bene: l’incredibile affermazione è di James Woolsey, già direttore della Cia; chi la pubblica è il «Wall Street Journal Europe» di mercoledì 22. Che non solo ospita il lungo articolo dell’ex capo dei servizi di spionaggio americani, ma autorevolmente ne ribadisce i contenuti con un editoriale. Dunque tutte vere le rivelazioni del giornalista inglese Duncan Campbell su Echelon, il sofisticato sistema di satelliti e computer utilizzato dagli USA per spiare le attività di aziende europee.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore