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→  marzo 18, 2002

Da quando l’Unità è ritornata in edicola, quello che ha avuto luogo mercoledì scorso in Senato è stato il primo incontro tra il gruppo parlamentare DS e la direzione del giornale.

Un evento quasi dovuto: infatti nel riquadro stampato tutti i giorni in basso a destra di pag. 31, si legge che l’Unità è il “quotidiano dei gruppi parlamentari dei democratici di sinistra”. Quell’indicazione non è rituale, quasi un omaggio alla storia del giornale, è invece legata alla vita stessa del giornale, nel senso molto preciso della sua possibilità di esistere.

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Pubblicato In: Varie
→  marzo 15, 2002


Ebbene sì: confesso che io ho una ragione personale di essere grato a Roberto Colaninno.

Perché quando parlo di privatizzare, ENI o Enel, la RAI o la Posta, a chi mi obbietta che è inutile proporre di vendere quando non si vede nessuno che possa comperare, grazie a lui posso ribattere che, se qualcosa è davvero in vendita, ci sono in Italia tante Mantove da cui può uscire un ragionier Colaninno, che i soldi li trova, si fa avanti e sorprende tutti.

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Pubblicato In: Giornali, Panorama
→  marzo 8, 2002


Buono e inutile: questo è il giudizio, più conciso che preciso, che credo si debba dare al disegno di legge Frattini sul conflitto di interessi. Buono nel senso che ha detto Sabino Cassese (sul Corriere della Sera del 1° marzo), migliorabile nel senso da lui suggerito (sul Sole di giovedì 7 marzo).

Ma inutile per risolvere il problema che occupa la scena politica italiana dal 1994: quello del rapporto tra potere politico e potere mediatico. All’art. 3 la legge precisa i due casi in cui si ha conflitto di interessi: quando il titolare di cariche di governo è in condizione di incompatibilità e quando l’atto di governo ha incidenza sul suo assetto patrimoniale. L’art. 2 precisa che l’incompatibilità è quella degli amministratori e non del proprietario.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  marzo 7, 2002


Paradossi della sinistra

L’espediente retorico di usare i termini nazista e fascista per demonizzare l’avversario si sta diffondendo. L’ha usato Bossi all’indirizzo dell’Europa, provocando le reazioni delle cancellerie dei nostri partner, ed un’iniziativa assolutamente insolita del Quirinale. Lo usano a sinistra quanti voglio suscitare l’indignazione, e incitare alla resistenza contro il regime che si starebbe consolidando in Italia. Chi, come me, trova sbagliato l’uso di un termine che, a forza di essere inflazionato, finisce per essere svalutato, e svuotato del suo concreto, e tragico, significato storico, dovrebbe accomunare il Bossi dell’Europa nazista e gli apocalittici dell’Europa fascista nella stessa disapprovazione.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  marzo 1, 2002


Sì, siamo cambiati, come partito. E talvolta il cambiamento può essere doloroso

“Sì, siamo cambiati, come partito. E talvolta il cambiamento può essere doloroso. Ma siamo più forti, non più deboli, perché siamo cambiati. E per buone ragioni. Non siamo diventati il partito della competenza economica per impressionare le grandi aziende. Ma perché conoscere il mercato è la precondizione della giustizia sociale, e le vittime della disoccupazione sono lavoratori ordinari. […]. Le nostre politiche sono cambiate. I valori no: valori per cui vale la pena di combattere e governare”.

A questo ho pensato ascoltando i resoconti dell’incontro di Fassino con gli intellettuali a S. Michele in Roma. A questo ho pensato ascoltando per radio il boato dei 40 mila del Palavobis di Milano. Alle parole con cui il 22 febbraio Tony Blair ha concluso la conferenza del Labour scozzese.

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Pubblicato In: Giornali, Panorama
→  marzo 1, 2002


All’inizio la denuncia del pericolo di trovarsi in un «regime», il paragonare Berlusconi ad Arturo Ui, descrivere il suo governo come fascista o nazista erano un espediente retorico.

Ma poiché «sottile è la linea che separa il resistente dal retore» come scrive Adriano Sofri, e le parole pesano, a un certo punto l’indignazione per il regime si saldò con l’osservazione che in Italia Berlusconi ha raccolto solo il 45% dei consensi, ne dedusse che il 55% gli era contrario, sognò una «santa alleanza» per batterlo.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa